Domenica scorsa George Soros è stato invitato al Festival dell’Economia di Trento. Il finanziere americano, da più parti considerato una sorta di favoreggiatore dell’immigrazione di clandestini in Europa, si deve sentire davvero molto importante se, non appena atterrato sul nostro territorio ha iniziato a tranciare giudizi sulla situazione politica italiana. Giudizi che hanno avuto, come è ovvio, grande spazio sui media nazionali.
Domenica scorsa, intervistato dal Corriere della Sera, Soros si dichiarava convinto che il governo Conte non avrebbe avuto lunga vita: “Quello che proporranno i due partner di governo verosimilmente supererà i limiti imposti dagli accordi in vigore: ciò potrebbe portare a una nuova crisi politica e il governo potrebbe cadere”.
Ma ciò che ha suscitato più scalpore è quanto ha dichiarato a La Repubblica, la quale ha aperto il numero di lunedì con questa dichiarazione attribuita allo stesso Soros: “C’è una stretta relazione tra Matteo Salvini e Putin. Non so se Putin effettivamente finanzia il suo partito, ma l’opinione pubblica italiana ha diritto di sapere se Salvini è a busta paga di Putin”.
Si tratta di una affermazione pesante alla quale il neo Ministro dell’Interno ha prontamente replicato in questi termini: “Mai ricevuto una lira, un euro o un rublo da Putin, che ritengo uno degli uomini di Stato migliori. Ho già querelato diverse persone che in passato dicevano che Putin mi pagava. Vedere uno speculatore come Soros – ha detto Salvini – che molti italiani si ricordano 20 anni fa quando provocò uno dei più grandi disastri economici italiani, venire in Italia a un Festival dell’Economia organizzato da un’Università a dare lezioni agli italiani, mi ha fatto accapponare la pelle”.
Forse Salvini si riferiva alla crisi del 1992, al tempo del Governo Amato (quello del prelievo forzoso sui conti correnti degli Italiani, ricordate?) che costò in effetti all’Italia qualcosa come l’equivalente di 30 miliardi di Euro (allora c’era la Lira). Per cui di anni ne son passati un po’ di più. Ma la sostanza rimane.
E per quanto riguarda chi finanzia chi, Soros si è guardato bene dallo smentire quanto pubblicato da Dagospia verso la fine dello scorso anno, e cioè che in un documento interno della sua organizzazione, l’Open Society, siano elencati in modo dettagliato tutti i politici “ben visti” dallo stesso finanziere americano.
Si tratterebbe di 14 eurodeputati italiani, 13 del PD e uno della lista Tsipras, nonché 226 parlamentari sui 751 dell’intero Parlamento, 7 vicepresidenti, decine di coordinatori e di questori, i membri di 11 commissioni e 26 delegazioni.
Siamo sicuri che questi politici considerati “affidabili” siano davvero immuni dall’essere finanziati dallo stesso finanziere?