Come ti erudisco il pupo. A Torino lo hanno compreso più che bene ed approfittano di ogni occasione, di ogni opportunità per portare avanti un lavoro intelligente. Fazioso, fastidiosamente imperniato sul pensiero unico obbligatorio, ma intelligente. Nei prossimi giorni inizierà la ventitreesima edizione del Sottodiciotto Film Festival. Che, dal 15 al 19 dicembre, coinvolgerà i minorenni (ma in realtà non solo loro) in una serie di proiezioni cinematografiche, dibattiti, momenti creativi, laboratori. Spettatori e contemporaneamente protagonisti attivi del magico mondo del cinema.
Bello, no? Poi, alla presentazione, interviene l’ex assessore di centrodestra Giampiero Leo (poi trasmigrato sul fronte opposto ed approdato alla Fondazione Crt) che, correttamente, ricorda come l’impronta che caratterizzerà tutta la vita si delinea negli anni giovanili, nel periodo scolastico, sui banchi del liceo. Occorre, dunque, contribuire a formare questa impronta. E l’edizione di quest’anno di Sottodiciotto punta proprio sulla formazione che, immancabilmente, deve essere basata sul pensiero unico obbligatorio.
Così, quando si affronta il rapporto tra centro e periferia non ci si limita a discutere della demenziale politica architettonica Dc/Pci che ha scempiato le città creando immensi problemi sociali. Non ci si spinge ad analizzare la vita dei montanari nelle località non turistiche delle Alpi. Macché. Bisogna parlare dei migranti e del Sahel. Chissà se al pupo da educare si spiegherà anche che deve studiare al freddo per spedire armi in Ucraina che le rivende ai terroristi che stanno imperversando proprio in quella parte di Africa.
Però non basta ancora. E l’assessore comunale alla cultura unica annuncia che i giovani da educare, i giovani intelligenti e con senso critico, saranno deportati a seguire anche – nei mesi a venire – la Biennale Democrazia, la Biennale Tecnologia e le altre analoghe manifestazioni in cui il dibattito è tra chi è d’accordo con il pensiero unico obbligatorio e chi, invece, è d’accordissimo.
Non sarà sicuramente un atteggiamento pluralista, ma chapeau agli assessori torinesi che hanno dimostrato come si può ancora fare politica, cosa significa egemonia, cosa vuol dire formare le nuove generazioni.
Non farebbe male all’assessore regionale, dello schieramento opposto, dedicare un minimo del suo preziosissimo tempo ad imparare qualcosa sulla gestione della cultura. E lo stesso vale per chi si occupa di scuola. Per offrire un’idea diversa di futuro ai ragazzi che si stanno formando. Ma forse il problema è proprio quello: per offrire un’idea di futuro, un’idea bisognerebbe prima averla. E non si compra in qualche gioielleria di provincia.