C’è un capitolo de La ribellione delle masse di Ortega y Gasset intitolato La barbarie dello “specialismo” che andrebbe riletto e ricommentato alla luce dell’attuale esibizionismo mediatico di virologi ed epidemiologi nel circo quotidiano della pandemia.
“L’uomo di scienza” – denuncia acutamente l’Autore – “è un saggio-ignorante, cosa oltremodo grave, poiché significa che è un tipo il quale si comporterà, in tutte le questioni che ignora, non già come un ignorante, bensì con tutta la sua petulanza di chi nei suoi problemi speciali è un saggio”. In altre parole, lo specialista affronterà ogni problema secondo la griglia ridotta e la visione monoculare della sua settorialità, valutando e interpretando il mondo e le sue espressioni all’interno dei canoni e i paradigmi a lui più congeniali. La capacità tecnica, a questo punto, diventa un pericolo per la collettività, in base a quella condizione più volte ribadita che “per chi sa usare solo il martello, tutte le cose che spuntano sono chiodi”.
È quello che sta accadendo in questi due anni per l’evento infettivo.
Gli esperti virologi – e già sulle loro competenze ci sarebbe molto da discutere – agiscono con gli strumenti e con le finalità ristrette alla loro preparazione, non avendo le capacità di comprendere le ricadute delle loro decisioni: l’economia della nazione, i rapporti generazionali, le relazioni sociali, le dinamiche educative, i legami giovanili, la psiche collettiva.
Se poi, alla scontata limitatezza specialistica, si aggiunge il potere a loro offerto dalla pubblicità dell’informazione – tanto da venir finanziati dalle case farmaceutiche come testimonial, per altro da giustificare ampiamente quanto meno una valutazione giuridica sull’eventuale comparaggio e conflitto di interesse – lo scivolamento al narcisismo è un fatto più che prevedibile.
Osserva Gasset come questo personaggio, intoccabile nella sua presunzione e nella sua invadenza, “nello specializzarlo, la civiltà lo ha reso ermetico e soddisfatto dentro la sua limitazione; però questa stessa sensazione interiore di dominio e di valore lo porterà a voler prevalere al di fuori della sua specialità”. E così è avvenuto e sta avvenendo.
Calcolando che il saggio citato risale al 1930, possiamo dire che i vari Burioni, Bassetti, Pregliasco e compagnia cantante – vista la patetica e squallida esibizione di karaoke di quest’ultimo – sono la concretizzazione profetica del filosofo e sociologo spagnolo.
Specialismo e narcisismo: due perversioni che con il loro egocentrismo e l’insita vanità fanno più danni di una epidemia. Perché l’epidemia passa, mentre i disturbi restano, pronti ad essere utilizzati ad orologeria.