Sai
Il mondo è piccolo.
Quello antico e quello moderno.
Sono distesa in spiaggia “libera”.
Solo pronunciarlo mi fa sentire bene, come dentro una musica.
Proprio quando pensi che la libertà non esista più.
Specialmente la libertà dalla paura.
Quando pensi che il periodo che stai vivendo sia la concretizzazione vivente universale delle paure.
Ci sono angoli di mondo che ti fanno provare l’illusione che esista una libertà.
Qui non ci vengono in molti.
Non si arriva in auto, ma solo a piedi, portandosi via il necessario per sopravvivere sotto il sole: un ombrellone, un asciugamano, un libro, un litro d’acqua.
Meglio se un cellulare, dovesse capitarti qualcosa.

E meglio sarebbe avere un ampio telo dove appoggiare le tue cose e delimitare i confini del tuo spazio prossemico.
Perché si sa.
La tua libertà finisce dove inizia quella dell’altro.
Meglio inizi più in là.
Me l’ha detto mia figlia la settimana scorsa, stessa spiaggia stesso mare.
Ho sentito che aveva ragione.
Il nostro salotto in riva al mare.
L’ombra che oscura il mio sole viene dal telo di un “vu cumprà”.
Il telo è grande, arancione, con un grandissimo elefante nero.
Dicono porta bene l’Elefante.
“No, si”, segue contrattazione.
Io felice per il mio telo, lui anche, alla fine.
L’ho registrato. Dopo due ore ripassava con un telo azzurro.
Ma io avevo già il mio salotto arancione nel deserto.
Tre ore dopo sto camminando per tornare a casa dopo un lungo giro per il paese con il mio salotto in borsa.
E’ lui?
Lo rivedo.
Entra nella sua casa con il telo azzurro in mano.
Certo che la vita è strana.
Quante possibilità c’erano che incontrassi la stessa persona e scoprissi che vive proprio negli edifici davanti a casa mia?
Non so dirti il senso.
Spero di avere, del tutto inconsapevolmente, contribuito ai buoni rapporti di vicinato.