La teoria della spirale del silenzio è stata avanzata dalla sociologa Elisabhet Noelle-Neumann nel 1984.
La teoria sostiene che le persone hanno sempre un’idea di quale sia la tendenza maggioritaria su un determinato argomento. Se scoprono che le loro opinioni differiscono da quella che credono essere della maggioranza, saranno avvolti dalla paura dell’isolamento. Questa paura porta le persone a preferire non esporsi e a tacere.
Spirale del silenzio: nascita della teoria
La teoria della spirale del silenzio nasce in contemporanea con l’ultima fase di un’elezione.
Facciamo riferimento alle elezioni tedesche del 1965 e del 1972. I risultati delle attività sondaggistiche condotte dalla sociologa, mostrano che le due tornate hanno le stesse caratteristiche relative ai comportamenti elettorali.
In entrambi i casi, i due partiti principali erano in parità nel momento delle domande sulle intenzioni di voto. Allo stesso tempo, però, emergeva nell’opinione pubblica l’aspettativa di vittoria del SPD. Poi, è nella parte finale della campagna elettorale che si verificò un last minute swing, ovvero la definitiva oscillazione dei voti a favore del SPD.
Secondo le analisi della sociologa, quando l’individuo interrogato possedeva un’opinione dissonante rispetto a quella che percepiva come dominante, era spinto a non esprimersi o a confermare quella prevalente.
La scena elettorale è formata principalmente da due grandi gruppi. Il cambiamento improvviso di opinione e preferenze elettorali non avviene, in quella che definiamo, una maggioranza rumorosa, la quale non ha paura di dichiarare le proprie preferenze. Ma avviene nella minoranza silenziosa, composta da coloro che temono la sconfitta della loro parte preferita e il successivo isolamento rispetto alle posizioni prese. Quindi, scelgono di non esprimersi.
effetti della spirale nei social network e nella sfera affettiva
Per evidenziare la paura dell’isolamento sui principali social network, negli Stati Uniti è stata svolta una ricerca. La ricerca del Pew Research internet project ha evidenziato che l’utilizzo di social, come Facebook e Twitter riduce l’espressione delle reali opinioni degli utenti.
In questi ambienti online, se un utente percepisce di avere un’opinione discorante rispetto alla maggior parte dei suoi contatti, decide di non esprimerla. Questo accade perché la logica dei social media ci ha ormai inghiottito.
Da un lato, non si vuole risultare controcorrente agli occhi della propria rete di contatti, e dall’altro, l’utente sa che esponendosi potrebbe lasciare tracce digitali delle sue opinioni minoritarie.
Uscendo dai social network, si verifica la stessa situazione nella vita reale. Esprimere disaccordo rispetto alle opinioni di familiari e/o amici è più difficile rispetto a farlo con un estraneo. La responsabilità sociale può essere la spiegazione di questo comportamento.
La responsabilità sociale è, probabilmente, maggiore quando si esprimono disaccordi con persone a te care. Ciò significa che esprimere dissenso a parenti e/o amici nella vita reale può indurre le persone a preoccuparsi maggiormente dell’isolamento sociale.
Si può dire che le persone sopprimono le loro opinioni a favore del mantenimento dell’armonia sociale.
il ruolo dei mass media
I mass media ricoprono un ruolo attivo nel processo di caduta delle opinioni nella spirale del silenzio. Uno dei principali strumenti che i media utilizzano per il loro operato sono i sondaggi. Attraverso questi, cercando di creare delle previsioni che orientino l’opinione pubblica e facciano scivolare nel silenzio le opinioni contrarie. Cercano così, di creare una realtà fittizia che, però, a volte, finisce per realizzarsi.
In alternativa, i mass media decidono “semplicemente” di trascurare delle opinioni, non facendole entrare in agenda. Quando attuano questa strategia, nella mente delle persone queste opinioni si trasformano. Subiscono un processo di svalutazione e di vergogna ad essere espresse. Questo comportamento, a lungo andare, è ciò che determina il conformismo.
In alternativa al conformismo, si sviluppa un comportamento noto come “Pluralistic Ignorance”. Le persone disdegnano in privato qualcosa che, invece, si trovano ad appoggiare in pubblico. Questo perché sono spinte a presentare un immagine di sé che abbia più probabilità di essere accettata dagli altri.
Al giorno d’oggi sono poche le persone abbastanza forti e libere da sostenere il peso psicologico di esporsi e percepirsi isolati nel loro contesto sociale.