Può essere corretto, anche se non ha alcun errore, che cos’è? E certo il caffè!
Con un’origine che si divide tra storia e leggenda, il caffè è frutto di incontri, proibizioni, scoperte e coincidenze. Non è solo una bevanda, ma un rito, convivialità, confidenze. Il caffè è poesia: la poesia del primo incontro, di due amici che si rivedono dopo anni, o anche solo semplicemente del momento che segna l’inizio della giornata. Il caffè è principio e fine. Un’ottima scusa per non lasciarsi, come quando i bambini dicono “dai ancora 5 minuti“.

Allora scopriamo insieme la storia del caffè e di chi l’ha inventato!
Le origini del caffè
Il caffè sarebbe originario dell’Africa, in particolare dall’altopiano etiope Caffa (da cui appunto deriva il nome della bevanda). Secondo la leggenda fu Kaldì, un pastore a scoprirlo, nell’850 d.C. Infatti, le pecore attratte da queste piantine ne mangiarono alcuni chicchi ottenendo come risultato un grande eccitamento. Ciò non passò inosservato agli occhi del pastore, il quale incuriosito da questa reazione decise anch’egli di assaggiarle.

Intorno al X – XI secolo il caffè giunse nella Penisola Arabica (l’attuale Yemen) per opera dei mercanti arabi. Con il tempo si insediò poi in Medioriente a Costantinopoli. E fu proprio qui che gli europei entrarono in contatto con questa misteriosa bevanda scura. Infatti, nelle relazioni degli ambasciatori veneziani degli anni Settanta del Cinquecento, se ne trovano i primi riferimenti.
La diffusione del caffè
Murad III e la proibizione del caffè
Inizialmente, lo si importava in polvere, associandolo prevalentemente alla sfera medica e della cura. Poi si diffusero i primi caffè fino al VII secolo, quando il sultano Murad III decise di chiudere tutti quelli presenti a Costantinopoli, proibendo la vendita e la consumazione della bevanda.
Ciò diede il via alla sua diffusione: cominciò ad essere esportato dagli armeni in Europa, dove nacquero le prime caffetterie. Nel 1645 a Venezia, 1650 a Oxford, poi a Parigi e così via.

1683: l’assedio di Vienna e la fuga dei turchi
Un altro episodio che potrebbe aver contribuito alla diffusione del caffè, avvolto anch’esso da un velo di leggenda, è l’assedio di Vienna del 1683. In seguito alla fuga degli ottomani, tra gli oggetti abbandonati, ci sarebbero stati grandi sacchi colmi di chicchi di caffè.
Aprirono i primi caffè a Vienna. Ed è proprio qui che avrebbe visto la luce il primo cappuccino, o kapuziner. Infatti per correggere il colore molto scuro della bevanda, i viennesi aggiunsero della panna montata fino a vederlo assumere il colore tipico della tonaca dei frati cappuccini.
Italia: l’espresso e la nascita delle macchine da caffè
La storia del caffè e di chi l’ha inventato si sposta adesso in Italia. L’avvento e il grande successo dell’espresso sono il risultato dello sviluppo della macchina per fare il caffè nei primi anni del Novecento. Utili ai bar per tenere caldo il caffè, così che chi andava di fretta non dovesse aspettare un tempo eccessivamente lungo.
La Victoria Arduino era una delle macchine da caffè più diffuse, e colui che la progettò, si era ispirato ai principi che facevano funzionare la locomotiva a vapore. Mentre il 1961 fu l’anno della E61, messa a punto da Faema (E da eclissi, che in quell’anno ebbe luogo) e capostipite delle macchine da caffè odierne.

Le macchine casalinghe furono invece opera di Alfonso Bialetti. Guardando la moglie fare il bucato ebbe l’idea. Infatti, per lavare i panni, li si metteva in una pentola avente un tubo, da cui l’acqua con la liscivia, salendo, usciva e si spargeva di nuovo sugli indumenti. E seguendo questa dinamica, facendo dunque passare l’acqua sotto pressione attraverso la polvere del caffè, nel 1933 nacque la prima macchina da caffè Bialetti.
Caffè: una bevanda irresistibile
Come abbiamo visto, il caffè avvolge e fonde insieme la storia di quasi tutto il mondo. E non solo nell’ambito culinario. Infatti, il primo periodico italiano degli illuministi dell’Accademica dei Pugni, prende il nome proprio da questa bevanda.
Oltretutto, il caffè fu oggetto di critiche da parte della Chiesa, accusato di sovra eccitare e “raddoppiatore dell’Io”. Ma il pontefice considerò invece peccato privarne i cittadini! E infatti, da bevanda del Diavolo a bevanda cristiana, anche Papa Clemente VIII, dopo averla assaggiata, non ne poté più fare a meno. Insomma, nessuno può resistervi!
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