Tra il 1974 e il 1985 nella provincia di Firenze avvennero una serie di sette duplici omicidi, legati ad un presunto ottavo delitto commesso nel 1968. I media italiani per riferirsi all’autore o agli autori di tali delitti coniarono il famoso soprannome. In questo articolo vi riassumeremo la storia del “mostro di Firenze”.
L’inizio dei delitti del “mostro di Firenze”
La notte del 21 agosto del 1974, a Signa, in provincia di Firenze fu usata per la prima volta l’arma con la quale, nei successivi diciassette anni, furono commessi altri sette duplici omicidi.
Il primo di quei delitti venne, però, considerato legato agli altri solo quindici anni dopo. Successivamente, i delitti che seguirono vennero attribuiti a quello che i giornali chiamarono, inizialmente il “maniaco delle coppiette” e poi il “mostro di Firenze”.
Quello che oggi conosciamo come il “mostro di Firenze” fu il primo caso riconosciuto in Italia come omicidi seriali.
Le modalità operativa del mostro
Tutti gli otto omicidi commessi negli anni dal “mostro di Firenze” hanno visto coinvolti giovani coppie che si trovavano in luoghi appartati nella campagna fiorentina.
Le coppie erano accomunate dal fatto di trovarsi in auto, esclusa quella dell’ultimo delitto.
Successivamente negli anni è stato scoperto che per tutti i delitti fu usata la stessa arma, caricata con munizioni Winchester marcate con la lettera “H” sul fondello del bossolo.
Le similitudini dei delitti erano le ferite di arma bianca che spesso erano riportate sui corpi e, in alcuni casi, anche l’asportazione da parte dell’assassino, del pube nelle donne. Solo in due casi le donne sono state mutilate al seno sinistro.
Le diverse indagini effettuate hanno fatto pensare che l’assassino conoscesse approfonditamente il territorio della campagna fiorentina e che, in alcuni casi, pedinasse le persone che poi decideva di uccidere.
Il primo omicidio del mostro di Firenze
Nella notte dell’agosto del 1968 furono uccisi Antonio Lo Bianco e Barbaro Locci. I due si trovavano all’interno di un’auto parcheggiata in una strada appartata. L’uomo e la donna erano amanti e al momento dell’aggressione, con loro c’era anche Natalino Mele, il figlio di 6 anni che la donna aveva avuto con il marito, Stefano Mele.
I due amanti morirono a causa di 8 colpi di pistola sparati da vicino, 4 ad ognuno. L’arma non fu ritrovata e non lo sarà mai anche in futuro.
La prima persona sospettata dell’omicidio fu il marito di lei, Stefano Mele. Nella storia dell’uomo c’erano molte incongruenze e aspetti confusi anche se l’uomo dimostrò di conoscere dei particolari che poteva sapere solo qualcuno che avesse assistito alla scena.
Mele cambiò la sua versione svariate volte, accusando anche altri uomini sardi, presunti amanti della moglie. Per questo motivo nelle indagini si iniziò a parlare di “pista sarda”. Successivamente, Mele li scagionò confessando di essere stato lui.
Anche Natalino Mele, che inizialmente sosteneva di non aver visto niente, alla fine ammise di aver visto il padre quella notte.
Nel 1970 Stefano Mele fu condannato dal tribunale di Perugia a 14 anni di carcere. La storia sembrava essere conclusa, invece 15 anni dopo questo avvenimento venne collegato ad altri delitti.
La storia del mostro di Firenze riprende nel 1974, 1981..
A settembre del 1974, in una frazione della comunità montana del Mugello, vennero uccisi Pasquale Gentilcore e Stefania Pettini. I due ragazzi, al momento dell’aggressione, erano in auto. Lui venne colpito 5 volte mentre lei 3, successivamente, fu portata fuori dall’auto ancora viva e accoltellata decine di volte e, inoltre, le furono inflitte diverse violenze.
Nel 1981 i duplici omicidi furono due: il primo avvenne a Scandicci tra i 6 e il 7 giugno. Giovanni Foggi e la fidanzata, Carmela De Nuccio, si erano appartati nella loro auto. Lei venne ritrovata mutilata al pube come, precedentemente, la Pettini.
Nell’ottobre dello stesso anno, a Calenzano, vennero uccisi Stefano Baldi e Susanna Cambi. La modalità fu la stessa dei casi precedenti. Anche loro si trovavano appartati in macchina, l’omicida sparò diversi colpi di pistola e poi ferì e mutilò il corpo di lei.
… e nel 1892
Nel giugno del 1982 vengono ritrovati i corpi di Paolo Minardi e Antonella Migliorini. I due si trovavano in auto a Baccaiano, fermi in uno slargo di una strada provinciale.
Dopo i primi colpi di pistola, Minardi rimase solo ferito, infatti, pare che riuscì ad accendere l’auto e ad attraversare trasversalmente la strada. Il corpo della donna non fu mutilato perché il luogo dell’omicidio non era molto isolato.
Quando i corpi vennero rinvenuti, lei era morta e lui respirava ancora ma morì il giorno dopo in ospedale.
Questo delitto segnò una svolta nelle indagini: gli inquirenti collegarono i delitti del 1974, 1981 e 1982 a quello avvenuto nel 1968 a Signa, per cui Stefano Mele era stato condannato. Questo perché l’arma usata nel 1968 era la stessa utilizzata negli omicidi successivi.
Fatto il collegamento, gli investigatori interrogarono Mele e lui accusò Francesco Vinci, uno degli uomini già accusato da lui inizialmente.
Nel 1982 Vinci venne arrestato per maltrattamenti e successivamente venne accusato di essere il “mostro di Firenze”. In seguito avvenne un nuovo omicidio e Vinci venne scarcerato.
…e continua nel 1983, 1984 e 1985
Nel 1983 furono uccisi due turisti tedeschi. Erano entrambi maschi ma uno dei due aveva i capelli lunghi e si pensa che probabilmente venne confuso con una donna.
Sempre sulla base delle dichiarazioni di Stefano Mele, vennero indagati suo fratello e il cognato. Solo che mentre erano in carcere venne commesso un nuovo duplice omicidio.
Nel luglio del 1984 vennero uccisi Claudio Stefanacci e Pia Gilda Rontini mentre si trovavano nella loro Fiat Panda parcheggiata in una strada sterrata vicino a Vicchio. Il corpo di lei fu accoltellato e, anche in questo caso, mutilato in diverse parti.
L’ultimo duplice delitto fu commesso nel 1985, i corpi di Jean-Michel Kraveichvili e Nadine Mauriotvennero ritrovati dentro la loro tenda agli Scoperti, nel comune di San Casciano Val di Pesia.
Qualche giorno dopo la scoperta dei corpi, alla pm incaricata delle indagini, Silvia Della Monica, venne spedito un brandello del seno della donna.
Le indagini e la figura di Pietro Pacciani
Negli anni le indagini non avevano portato a niente di concreto. Nel 1991 le indagini si concentrarono su Pietro Pacciani. In quell’anno Pacciani si trovava in prigione accusato di stupro
Già nel 1985 arrivò una lettera anonima agli inquirenti che diceva di indagare su Pacciani. Gli indici che accusavano Pacciani erano diversi e venne arrestato nel gennaio 1993 accusato di essere il “mostro di Firenze”.
Nel 1994 il tribunale di Firenze lo condannò all’ergastolo per 7 degli otto duplici omicidi di cui era accusato. Pacciani venne assolto per il duplice omicidio del 1968 e venne assolto anche in appello ma la cassazione nel 1996 annullò la seconda sentenza e ordinò un nuovo processo. Pacciani, però, morì nel 1998 in circostanze poco chiare.
Le indagini sul mostro di Firenze continuano
Dalla metà degli anni novanta le indagini coinvolsero anche alcuni amici di Pacciani, i soprannominati “compagni di merende”: Mario Vanni, Giancarlo Lotti, Fernando Pucci e Giaovanni Faggi.
Faggi venne assolto in tutti e tre i gradi di giudizio da ogni accusa. Pucci testimoniò contro Vanni e Lotti dicendo di essere stato un testimone oculare di due degli otto omicidi.
Vanni e Lotti vennero condannati in via definitiva per 4 degli 8 duplici omicidi. Vi avrebbero partecipato con Pacciani e in alcuni casi sarebbero stati loro stessi gli esecutori materiali.
Le indagini ad un certo punto portarono gli inquirenti a ipotizzare l’esistenza di un secondo che avrebbe agito come mandate dei delitti in base a un possibile movente magico-esoterico. C’erano state alcune testimonianze e anche grosse somme di denaro, non giustificabili, a disposizione di Pacciani dopo i delitti.
L’ipotesi era che del gruppo dei mandanti facesse parte anche un famoso gastroenterologo, Francesco Narducci, trovato morto in barca poco dopo l’ultimo dei duplici omicidi del “mostro di Firenze”. Con lui si ipotizzò che c’entrassero anche molte altre persone ma questo filone d’indagini, però, non portò a nulla.
Negli ultimi anni
Da un paio di anni c’è un nuovo filone di indagini che coinvolge Gianpiero Vigilati e il suo medico.
Vigilanti era residente a Prato, conosceva Pacciani e “i compagni di merende” ed era già stato coinvolto nelle indagini a metà degli anni ottanta poiché possedeva molte pistole compreso un modello simile usato negli omicidi.
Attualmente si è in attesa di risultati di una perizia su diversi reperti accumulati fino ad ora.
Ad oggi, ufficialmente, se non ci saranno nuovi sviluppi la vicenda del “mostro di Firenze” È finita con la condanna ai “compagni di merende”.