La storia della mafia ha radici molto lontane nel tempo. I primi complessi di organizzazioni criminali sono sorti nel 19° secolo in Sicilia. Quest’organizzazione criminale ha poi assunto altri nomi sviluppandosi, prima in alcune parti d’Europa e successivamente anche negli Stati Uniti.
Dal 1865, la mafia è ufficialmente considerata un’organizzazione criminale.
la nascita della mafia
La Mafia si afferma nel periodo tra il 1860 e il 1876 in Sicilia, in una zona compresa tra Palermo, Agrigento, Caltanissetta, Catania e Trapani. Nacque come braccio armato della nobiltà feudale per la repressione delle rivendicazioni dei contadini.
Il parlamento siciliano aveva abolito il sistema feudale, ma questo continuò a comporre la struttura socio-economico dominante in Sicilia per oltre un secolo. Il sistema basato sul latifondo aveva aumentato la miseria della popolazione e la debolezza delle classi sociali. Inoltre si sviluppò fondandosi sul particolarismo, sul familismo e sul clientelismo.
Nel 1860 con l’arrivo in Sicilia di Giuseppe Garibaldi e le sue camicie rosse, il popolo siciliano sperava in un cambiamento sociale con l’annessione al Regno d’Italia. Purtroppo però si verificò solo un peggioramento socio economico dell’intera aerea meridionale.
Fra nobiltà terriera e contadini, si sviluppa come intermediario un ceto di violenti che terrorizzavano i contadini e i proprietari terrieri. I gabellotti, da cui ranghi provenivano molti capimafia, sub affittavano gli ex feudi dei baroni. Li dividevano in piccoli lotti e li sub affittavano ai poveri contadini, ricavandone dei guadagni consistenti.
I gabellotti con il tempo divennero molto potenti e iniziarono a gestire da soli il monopolio della violenza creando delle proprie forze armate, i campieri.
storia della mafia: il periodo fascista
Nella prima metà del ‘900 si vede l’affermazione del partito fascista. Il nuovo partito si prende l’impegno della risoluzione della questione meridionale e del problema della mafia per rafforzare il suo potere.
Con la scusa dell’impegno nella risoluzione del problema mafioso, i fascisti fecero sciogliere diverse amministrazioni locali orientate politicamente in senso socialista. In quel periodo si arrivò a un punto in cui mafioso e antifascista erano praticamente sinonimi.
Nonostante questo, le infiltrazioni di mafiosi nelle fila fasciste furono alquanto notevoli. Nel 1924 Mussolini, rientrato dalla visita in Sicilia, decise la nomina il prefetto Cesare Mori per condurre la lotta contro la mafia. Cesare Mori passò alla storia con il soprannome di prefetto di ferro per i suoi modi intransigenti utilizzati nella lotta alla mafia.
il “boom economico” della mafia
Nel corso degli anni Cinquanta del ‘900 si verificò il cosiddetto “boom economico” avviato da una massiccia urbanizzazione della popolazione contadina. In questi anni si assiste alla trasformazione da “mafia agraria” a una “mafia urbana”. Questa “nuova” mafia è caratterizzata dall’infiltrazione nella spesa pubblica e nelle opere edilizie.
La mafia diventa imprenditrice e si arricchisce enormemente negli anni Cinquanta e Sessanta del XX secolo. Questo periodo è detto “sacco di Palermo”, espressione utilizzata appunto per descrivere il boom edilizio che avvenne nella città e la stravolse architettonicamente. In questa fase la mafia accumula grandi ricchezze che reinveste e moltiplica entrando nel mercato internazionale della droga, divenendone presto leader a livello mondiale.
Nel 1943 il governo degli Stati Uniti arriva ad un accordo con il boss della mafia italo-americana, Lucky Luciano. Seppure condannato a 30 di prigione per sfruttamento della prostituzione, Luciano diviene un elemento utile per facilitare lo sbarco americano in Sicilia.
Nel 1946 Luciano, grazie alla collaborazione con il Governo USA è libero prima di aver scontato la pena e viene rimpatriato in Italia. I servizi segreti americani favoriscono in Italia la rinascita della mafia per amministrare la Sicilia e soprattutto combattere i comunisti del Paese.
A Napoli Luciano rinnova i legami tra le gang italoamericane e le famiglie siciliane per costruire reti di traffico internazionale di eroina il cui obiettivo è il mercato nord americano, che era stato quasi totalmente ripulito durante la Seconda Guerra Mondiale.
La lotta contro la mafia
Nella storia della mafia è rilevante la contemporanea lotta di parte dello Stato contro quest’organizzazione criminale.
La lotta dello Stato alla mafia spesso è stata figlia soltanto dell’emergenza, con provvedimenti nati in conseguenza di fatti delittuosi. Ricordiamo, infatti, la prima commissione parlamentare antimafia nata nel 1962. Questa commissione rimase ferma per un anno e venne riattivata soltanto l’anno successivo in occasione della strage di Ciaculli del 1963.
Successivamente, Rocco Chinnicci ebbe l’idea di centralizzare le indagini sulla mafia creando un Pool antimafia di Palermo. Il suo lavoro fu portato avanti da Anotonio Caponetto dopo la strage in cui proprio Chinnici perse la vita nel 1983. Da quel momento i rapporti di forza tra Stato e mafia cambiarono.
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, con i colleghi Leonardo Guarnotta e Giuseppe di Lello, sferrarono un attacco senza precedenti a Cosa Nostra. Si attivarono attraverso indagini bancarie, arresti eccellenti e controllo del territorio, mettendo a frutto le intuizioni già avute in passato.
Il risultato di questo lavoro sarà il rinvio a giudizio di 476 mafiosi nel maxiprocesso di Palermo del 10 febbraio 1986. Due anni dopo, il 16 dicembre 1987, il maxi processo porterà alla sentenza di condanna per 19 ergastoli e 2665 anni di carcere a più di trecento uomini appartenenti alla mafia.
Clicca qui per leggere la storia di Paolo Giaccone, medico legale che diede la vita per combattere la mafia.