C’è un Albero. E c’è uno scoiattolo che su quell’albero vive. Correndo su e giù per il tronco. Dalle radici, che affondano nelle profondità della Terra, fino ai rami più alti. Quelli che si protendono verso il cielo .
Niente di straordinario. Di scoiattoli sono ancora popolati i nostri, residui, boschi. E addirittura in città, nei parchi, è possibile vederli correre e saltellare fra i rami. A Villa Ada, ad esempio. Uno dei più bei parchi di Roma, ancorché da tempo, ormai, abbandonato al degrado e all’incuria. Come tutta la Città, per altro.
Qui, poi, tra i boschi del Trentino, gli scoiattoli – rossi, grigi e di tutte le altre varietà – hanno ancora il loro habitat praticamente intatto. Il loro, più o meno piccolo, Paradiso.
Però c’è uno scoiattolo particolare. Di cui parlano vecchie storie. E che ritorna in antichi canti…
Ne parlo al presente. E potrebbe sembrare strano, perché se le storie, i canti sono roba vecchia…beh, la vita degli scoiattoli non è molto lunga. Tre anni di media. Se il cibo è abbondante, le condizioni favorevoli, alcuni esemplari possono raggiungere i sette. Sono i centenari della specie…
Tuttavia, di questo Scoiattolo non posso che parlare al presente. Perché è antichissimo. Praticamente… immortale.
Ratatoskr. Questo è il suo nome. Che, certo, suona ben diversamente da quello dei, simpatici, Cip e Ciop disneyani. E, a differenza dei suoi due remoti discendenti, non gioca, non fa scherzi al, povero, Paperino, non si preoccupa di raccogliere ghiande e noci. Corre. Corre senza posa dalle radici alle cime del Grande Albero. Che, nella tradizione, è un frassino. Ed ha un nome. Yggdrasill.
E Yggdrasill è un frassino. Ma un frassino sempreverde. Varietà rara. E la Volupsà ci dice che perderà le foglie solo quando verrà schiantato. È la Profezia della Veggente. Il presagio del Ragnarok.
Ratatoskr non riposa mai. Corre su e giù incessantemente. Per fare da tramite fra il Grande Serpente, che avvolge le sue spire intorno alle radici, e L’Aquila, che nidifica tra i rami più alti. Fa da tramite alle loro…calunnie, dice Snorri Sturlsson, lo skaldo. Nella sua Edda in prosa. Perché L’Aquila e il Serpente sono nemici. Si odiano. Ed entrambi avranno infine un ruolo nel portare alla morte il Frassino.
Ratatoskr è velocissimo. E fa continuamente la sola fra i due. Non che questi siano gli unici animali ospitati da Yggdrasill. Vi sono altre serpi lungo la base del tronco. Una capra e un cervo che brucano le fronde. E, in cambio, la capra dona dalle sue mammelle la bevanda sacra agli Dei. E dalle corna del cervo stilla la rugiada che conferisce la Sapienza.
Poi verso la cima, vi è un Gallo d’oro.
Che con il suo canto annuncerà la fine dei tempi e il Crepuscolo degli Dei.
Ospiti abbastanza inquietanti, a dire il vero.
Eppure, questo Frassino è l’archetipo – non il solo, certo, ma il più rilevante – del nostro Albero di Natale.
Già, proprio di quell’albero che in questi giorni porta luce e allegria un tutte, o quasi, le case. Sotto al quale, la notte del 24 Dicembre, Babbo Natale lascerà variopinti pacchetti regalo per i bimbi buoni…
Eppure la sua origine è nella Saga norrena. Ed è un’origine alquanto…beh inquietante è l’unica definizione che mi viene in mente…
E non venitemi a dire, per favore, che il nostro albero natalizio è un Abete, e Yggdrasill, invece, un frassino …il simbolismo non cambia. Alto, resistente alla neve e al gelo. Sempreverde.
Per altro, nelle campagne Tedesche, ancora fino al XV secolo, si usava addobbare alberi sempreverdi in occasione del solstizio d’inverno.
E fu Lutero che – cosciente che quella tradizione era troppo radicata e i tentativi cattolici di estirparla da sempre vani – si inventò l’Albero di Natale.
In buona sostanza disse che l’Albero Cosmico altro non era che la Croce di Christo. Che regge i mondi (vedi alla voce palloncini), reca doni agli uomini, ed è Creatore di tutte le cose, animate e inanimate. Quindi degli animali che da sempre, venivano collegati al Grande Albero.
E intanto Ratatoskr continua a correre fra l’Aquila e il Serpente. Riportando gli insulti che questi si scambiano. Quanto fedelmente…beh, difficile dirlo. Anzi, qualche autore contemporaneo ha ipotizzato che ci metta del suo. Che si diverta a seminare zizzania…. però, per i popoli del Nord, lo scoiattolo era simbolo di onestà e sincerità …
Tanto, Aquila e Serpente non hanno bisogno di venire fomentati. Si odiano. Da sempre. Come solo il Cielo e gli Inferi possono odiarsi. Come la Luce e la Tenebra. La sapienza luminosa, e quella oscura. Si odiano e contrastano. Non potendo, però, esistere l’una senza l’altro.
E poi, appunto, c’è lo Scoiattolo. Che fa da tramite. Che si muove dalle altezze alle profondità. Ed è sapiente, il nostro Ratatoskr… conosce i due volti della vita. I due lati dell’anima.
E si muove, continuamente, fra questi due poli estremi.
Un pendolo che non avrà mai fine. Perlomeno fino a che l’Albero non verrà schiantato. E il Cosmo tornerà nell’indistinto caos.