Tre morti sul lavoro ieri a Torino, ed altri 3 nel resto d’Italia, per un totale – assicura Carlo Soricelli, curatore dell’Osservatorio sulle vittime da lavoro – di 18 morti negli ultimi 4 giorni. E sono solo gli ultimi di una serie infinita di vittime innocenti di un sistema perverso e malato. Giovedì Confindustria ed i politici, opposizione compresa, avevano attaccato lo sciopero dei sindacati contro la manovra economica del governo. “Non è il momento”, “non è il caso”, “la manovra va incontro agli interessi dei lavoratori”. Poi, di fronte a morti a ripetizione, Confindustria ed i medesimi politici restano muti o – quale generosità! – esprimono un falso cordoglio ai famigliari delle vittime. I cialtroni fingono di non sapere che i morti sul lavoro aumentano con l’avanzare dell’età, ma loro insistono a ritardare l’età della pensione.
Ai tecnocrati i morti non interessano. Loro sono attenti solo ai conti. Quelli economici, non quelli delle stragi sul lavoro. Bisognerebbe aumentare la sicurezza, ma costa, dunque si aumentano esclusivamente i fogli di carta da compilare. La burocrazia uccide, ma garantisce la sopravvivenza dei burocrati. E non si può certo scioperare e manifestare per la sicurezza: i commercianti del centro protestano perché perdono clienti. Chissenefrega se altri perdono la vita. E poi si sa, in Italia si muore solo per il Covid. Tutto il resto non esiste.
Non esiste lo sfruttamento, non esiste la mancanza di investimenti, non esiste l’assenza di formazione adeguata, non esiste il rischio connesso con la precarietà del posto di lavoro per cui il giovane che ha lavorato per un mese a fare le pulizie in un ufficio, il mese successivo si ritrova su un ponteggio a 10 metri di altezza.
Il superbonus edilizia ha una scadenza, dunque bisogna accelerare. E pazienza se si muore. Meglio far crepare i lavoratori piuttosto di prorogare la scadenza.
Ma chi dovrebbe denunciare tutto questo? Certo non il governo degli oligarchi; certo non il Pd che degli oligarchi è il portavoce; certo non i pentapoltronati che il lavoro non sanno cosa sia; certo non i centristi alla Calenda, che da Confindustria proviene; certo non Forza Italia che vuol rappresentare gli imprenditori (quelli che preferiscono Renzi); certo non la Lega che si ritrova al governo per tutelare le piccole imprese anche se prende i voti dei lavoratori; certo non la sinistra che ha abbandonato la difesa dei lavoratori italiani per occuparsi delle desinenze con l’asterisco e dei clandestini stranieri.
Resta la destra che, in teoria, dovrebbe essere all’opposizione, ma non si capisce all’opposizione di chi e di cosa, soprattutto alla luce del nuovo corso conservatore. E per questa destra vale il commento di Alain de Benoist: “Questa destra conservatrice e “nazional-liberale”, che non è mai stata in grado di capire di aver aderito ad un sistema economico che distrugge tutto ciò che lei vorrebbe conservare, che mette insieme liberalismo economico e conservatorismo sociale, logica del profitto e richiami ai “valori”, ordine morale reazionario e xenofobo non ha nulla di cui valga la pena di interessarsi”.