Strapaese o stracittà? La destra fluida in cerca di ispirazione nel passato potrebbe, perlomeno, riproporre un tema che era tornato di moda nel periodo degli arresti domiciliari di massa per Covid. Insistere con il modello milanese – che funziona, ma solo a Milano – oppure approfittare delle nuove tecnologie e delle opportunità offerte dallo smartworking e puntare su uno sviluppo diffuso che restituisca vita ai piccoli paesi desertificati? Mino Maccari, Longanesi e Malaparte oppure Bontempelli, Alvaro e di nuovo Malaparte?
La scelta, tuttavia, non è per nulla facile. È evidente che determinate produzioni industriali non possono essere trasferite. L’industria “pesante” è già in fase di smantellamento o comunque di contrazione laddove sorge, non è possibile trasferirla altrove e non la vorrebbe ospitare nessuno, per tutti i problemi che crea in termini di inquinamento ambientale e pure sociale. Dunque chi ha un lavoro in simbiosi con la “macchina” non può spostarsi.
Ciò significa che la delocalizzazione interna ed il rilancio dei borghi e dei paesi marginali passerà dallo sviluppo della “economia dell’intelligenza”? Non è per nulla automatico. Esistono professioni che possono essere svolte in remoto. E su questa idea era iniziato il recupero di alcuni borghi particolarmente ricchi di fascino eppure abbandonati. Pittori, architetti, creativi. Una sorta di comune hippy in salsa contemporanea. Non hanno avuto il successo che gli immobiliaristi auspicavano. Perché anche la creatività ha bisogno di confronti. E quelli in videoconferenza non offrono gli stessi stimoli di un incontro vis à vis. Ma organizzare incontri in questi paesi isolati non è comodo, come non è per nulla comodo obbligare il collega eremita ad affrontare ogni volta la trasferta su strade maltenute, con mezzi pubblici che spesso non ci sono.

È andata meglio ai nuclei famigliari che hanno scelto di isolarsi con i bambini piccoli per andare a produrre formaggi in ruderi riattati in frazioni deserte. Scelte individuali, che poi si scontrano con il dato di realtà quando i figli crescono e devono frequentare la scuola e giocare con amici che, dove vivono, non esistono. Scelte di una vita selvaggia, preferendo la natura al contatto umano. Limitato alle vendite online dei formaggi. In ogni caso non un modello di sviluppo che possa essere esteso e coinvolgere intere popolazioni.

Allora ci si rassegna a Stracittà? Non necessariamente. Però scegliere Strapaese vuol dire realizzare le infrastrutture per raggiungere le aree marginali; fornire collegamenti in rete; mettere a disposizione mezzi di trasporto pubblici efficienti e con orari utili; restituire servizi alle collettività: servizio sanitario, scuole, poste, banche, uffici pubblici. Solo creando le condizioni per una vita “normale” si può pensare di rivitalizzare i paesi abbandonati e semi abbandonati. E magari rispedendo in città i talebani del paesaggio che preferiscono veder crollare le vecchie abitazioni piuttosto di lasciarle ristrutturare in modo ritenuto “non consono” da chi non ha mai visto una cascina.