Governo che cambia, immobilismo che resta. La scorsa primavera il Trentino aveva consegnato al ministero dell’Università e della ricerca, guidato da Maria Cristina Messa, il progetto per realizzare a Pergine Valsugana uno studentato da 400 posti, in grado di accogliere gli universitari che seguono i corsi a Trento. E non solo loro. Ovviamente dal ministro Messa, e dal governo Draghi nel suo complesso, non è mai arrivata risposta. Troppo impegnato, il ministro, a far non si sa cosa, dal momento che non si trovano tracce della sua attività a capo del dicastero.
Ma con il cambio di governo le aspettative trentine erano tornate a crescere. Oddio, il ministro è Anna Maria Bernini, dunque tante illusioni era sbagliato farsele. Ma la gente di montagna è di buon cuore e spera sempre di trovarsi di fronte persone altrettanto buone e generose. Dunque il progetto finisce sul tavolo della squadra del nuovo ministro. E lì rimane. Esattamente come nel caso dei predecessori.
Non è che al governo siano obbligati ad approvare tutto e di più. Però esiste un detto popolare: chiedere è lecito, rispondere è cortesia. Più che cortesia, in questo caso basterebbe un briciolo di buona educazione. Magari per un No, ma almeno una risposta chiara. Accompagnata dalle motivazioni di un eventuale diniego.
Troppo difficile? Il denaro previsto è stato dirottato altrove? O, più semplicemente, il nuovo governo non vuole finanziare iniziative universitarie perché è convinto che in qualunque settore non serva la preparazione ma sia sufficiente la buona volontà accompagnata dalla disponibilità ad essere sfruttati? In fondo la logica è la stessa. Se un giovane lavoratore deve essere retribuito con un salario che non permette di affittare un alloggio e di sfamarsi, un giovane universitario potrà ben dormire sotto i ponti o accampato davanti al castello del Buonconsiglio. E se di notte fa freddo, può lavorare gratuitamente in qualche panetteria con forno in funzione durante la notte.