La notizia circolava da tempo. Ma i media di servizio italiani l’avevano o ignorata o addirittura negata.
In breve: Il dipartimento di Studi Classici dell’università di Princeton, uno degli atenei più prestigiosi degli Stati Uniti, ha eliminato l’obbligo di studiare il latino e il greco per i suoi studenti: la decisione del consiglio di facoltà era stata presa ad aprile ma è stata resa nota solo qualche settimana fa. I corsi di base richiedevano infatti una verifica delle competenze intermedie in greco e in latino per accedere ai corsi specialistici: questa verifica è stata eliminata.
Alla fine ha dovuto prenderne atto anche La Lettura del Corriere della Sera, che in un articolo di Costanza Rizzacasa d’Orsogna è stata costretta ad ammettere che le motivazioni di tale decisione derivano dall’insensata accusa di razzismo nei confronti delle due lingue classiche per eccellenza. Dall’alto – si fa per dire – della sua autorità, l’Università americana ha sottolineato come il Latino e il Greco siano legate alla supremazia bianca e al colonialismo.
Sul sito della facoltà è comparsa una nota che dice: “Il nostro dipartimento testimonia il ruolo delle Lettere antiche nel razzismo sistemico”. Il che avrebbe “reso inospitale la nostra area di studi e la nostra facoltà a studenti neri e di colore”.
Di conseguenza, d’ora in poi, per studiare lettere classiche in questa università non sarà più necessario conoscere le lingue antiche in quanto sarà sufficiente leggere i classici in traduzione.
L’obiettivo dichiarato è quello di attrarre un maggior numero di studenti, ma sul grado di preparazione dei laureati provenienti da altre scuole non ci sono dubbi.
Tuttavia sembra che il fatto non sia isolato. Infatti la Howard University di Washington ha deciso di agire in modo ancora più drastico chiudendo definitivamente la facoltà di Lettere Antiche.
Naturalmente non sono mancate le critiche anche da parte “nera”. La Lettura ha intervistato John McWhorter, linguista afroamericano della Columbia, il quale ha fortemente stigmatizzato il provvedimento affermando che Martin Luther King ammirava la figura di Socrate e che “cancellare [le Lettere Antiche] vorrebbe dire cancellare una parte di noi. Se elimini il Latino e il Greco – continua McWhorter – non puoi comprendere la costituzione americana. Il motto degli Stati Uniti (“e pluribus unum”) e delle forze armate” sono motti latini.
Come si può ben vedere anche le critiche al provvedimento sono poco consistenti almeno quanto quelle che lo sostengono. Ma che cosa si può pretendere da un popolo che usa una lingua che ha un solo pregio: quello della semplicità. Tanto semplice da essere usata ovunque ma che manca della complessità necessaria a comporre un pensiero alto. Noi pensiamo usando il linguaggio. E non sarà casuale il fatto che l’area linguistica anglosassone non abbia mai prodotto un solo filosofo degno di nota.
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