La nostra è un’epoca pervasa, intrisa di paura. Non solo quella del contagio, ma quella di dire qualcosa che possa dispiacere o urtare qualcun altro. E con l’imperversare dei social tale timore è diventato endemico. Gli smanettoni da tastiera devono fare molta attenzione a quanto scrivono: basta una battuta infelice o poco spiritosa che una marea di sconosciuti ti si riversa contro caricandoti di insulti. L’alternativa è appiattirsi sul politicamente corretto, allo scopo di evitare di essere crocefissi. Se poi ci si sente parte della galassia ideologica della sinistra, la scelta diventa inevitabile.
Per approfondire l’argomento in modo leggero e divertente può essere efficace la lettura de “L’era della Suscettibilità” di Guia Soncini (editore Marsilio, collana I Nodi, pp. 192, €17).
Giornalista per Repubblica e per Gioia, la scrittrice bolognese ci aveva già deliziato in passato con alcuni volumi, primo tra i quali “I Mariti delle Altre” del 2013, in cui emergeva la sua verve polemica e spiritosa; qualità che rende le sue opere particolarmente godibili e divertenti.
Non fa eccezione questa sua ultima fatica, uscita un paio di mesi or sono, in cui la giornalista si lancia in una scoppiettante analisi del fenomeno della suscettibilità, oggi così diffusa, e del ridicolo, spesso involontario, ad essa connesso. Una suscettibilità che il più delle volte si trasforma in autentica intolleranza, e che va a ledere la libertà di espressione personale.
La Soncini viviseziona quello sport di massa praticato da chi si sveglia la mattina, apre i social e si indigna contro l’affermazione di qualcuno e ne chiede immediatamente la testa. Questa moda ha creato le condizioni per cui oggi appare difficile sostenere semplicemente una propria opinione o sfottere altri senza che ciò scateni offese e accuse. Di continuo vengono dogmaticamente enunciate linee guida della suscettibilità su qualsiasi argomento. E su questi temi si avventano gli organi di stampa che, per ovviare all’incapacità di fare informazione, ne amplificano ulteriormente la portata.
Nel libro vengono esaminate le parole inglesi e italiane di un possibile glossario della neolingua della nostra epoca: identity politics, trigger warning, cancel culture, safe space, me too, virtue signaling, misgendering, body shaming. Tutto sembra ruotare intorno all’aggettivo woke, assegnato a quelli che vogliono sempre stare dalla parte dei buoni, considerare sacre le proprie sensazioni, essere considerati giusti e coerenti. In una parola “giustiziare” gli altri con furore giacobino.
Con “L’era della suscettibilità” Guia Soncini in una ventina di agili capitoli, zeppi di casi e citazioni, ci fa scoprire quanto sia esagerata e dannosa l’assurda iconoclastia contemporanea che non solo disprezza ma vorrebbe distruggere tutto quanto non sia perfettamente in linea con ciò che collima con il politicamente corretto.
E se per caso vi scoprirete dalla parte degli “indignati perenni” potrete sempre utilizzare la miriade di esempi elencati dalla Soncini per le chiacchiere con gli amici nei (finalmente!) riaperti bar.