Un discorso di alto profilo. Gesuitico, doroteo, ma comunque assolutamente fuori dalla portata dell’attuale parlamento e di un governo di una modestia impressionante. In teoria Sua Divinità Draghi avrebbe dovuto presentare il programma dei prossimi mesi di governo. In pratica ha dettato i compiti per una scolaresca che, almeno il primo giorno, era impegnata ad adulare il maestro.
Il problema sarà individuare il vero programma tra le righe di un discorso che dice tutto ed anche il contrario. Di sicuro c’è la corda con cui Salvini dovrà impiccare tutte le sue posizioni precedenti. L’euro è irreversibile. D’altronde era un dato di fatto e il leader della Lega dovrà semplicemente accettare il dato di realtà.

Molto più divertente il passaggio relativo al Recovery plan predisposto da quella banda di Incapaci guidata da Gualtieri. Le vedove di Conte hanno gongolato, dimostrando di non capire nulla, perché Sua Divinità ha assicurato che i titoli del piano resteranno gli stessi. Peccato che occorrerà cambiare radicalmente il contenuto, ma non si può pretendere che le vedove di Conte comprendano la differenza.
Schiaffoni anche al provocatore Brunetta che aveva già sfidato la pubblica amministrazione. Draghi plaude all’impegno dei lavoratori in smartworking, per poi ammettere che, in alcuni casi, si dovrà recuperare il ritardo accumulato. Schiaffoni anche al pessimo Speranza. D’ora in poi non ci saranno più chiusure o aperture annunciate a poche ore dal cambiamento.
Ovviamente, essendo un gesuita migliore di monsu Bergoglio, Sua Divinità non indica tempi e modi per gli interventi strategici. Non si impegna, sapendo perfettamente che con la squadra che si ritrova è impossibile prendere impegni. La scuola deve riaprire, tornando in presenza. Non una parola, giustamente, sui banchi a rotelle. Però il lungo passaggio sugli sprechi vergognosi lascia immaginare cosa pensi delle follie di Azzolina. Il problema nasce dopo: per recuperare il tempo perso è evidente che Sua Divinità pensa ad allungare i tempi scolastici. Ma ammette che le differenze tra scuole ed anche a livello territoriale sono enormi. Perché penalizzare chi ha lavorato bene per garantire il recupero di chi non ha fatto nulla?

E poi il lavoro. Draghi conferma le sue note idee al proposito: le aziende decotte non possono più drenare le limitate risorse pubbliche. Dunque si prospettano licenziamenti di massa. Con intervento di ammortizzatori sociali che sono soldi buttati senza speranza, dal momento che il tessuto imprenditoriale italiano non è in grado di proporre alternative.
Sua Divinità sogna una ricostruzione come quella che ha rilanciato l’Italia dopo la guerra. Ma, allora, c’era speranza nel futuro. Ora, per colpa di Speranza, il futuro fa paura. E con la paura non si costruisce nulla.