La crisi energetica richiede da parte dell’Europa una risposta che consenta di ridurre i costi per famiglie e imprese, di limitare i guadagni straordinari fatti da produttori e importatori, di evitare pericolose e spesso ingiustificate distorsioni del mercato interno e di tenere ancora una volta unita l’Europa di fronte all’emergenza. Impresa ardua dato che nessun Stato membro può offrire soluzioni efficaci e a lungo termine da solo, in assenza di un progetto comune, neppure quelli che appaiono meno vulnerabili sul piano economico.
Il tetto al prezzo del gas, in Ue, appare lontano nonostante 15 Stati, tra cui Italia e Francia, abbiano inviato una lettera alla commissaria all’Energia Kadri Simson chiedendole di studiare un price cap (limite del prezzo) sul metano importato in Ue da tutti i fornitori, non solo su quello proveniente dalla Russia.
“Non siamo neanche lontanamente vicini ad un consenso sul price cap”, spiega una fonte diplomatica Ue in vista del Consiglio Energia straordinario che si è riunito a Bruxelles. Ma è meglio lavorare sulle cose che ci uniscono, non su quelle che ci dividono”. Questo perché i i 15 firmatari della lettera sembrano avere idee estremamente diverse su come esattamente impostare il price cap. Gli Stati membri, infatti, hanno situazioni molto diverse, quindi non sarà semplice l’operazione.
La situazione in relazione agli elevati costi del gas naturale in Europa rimarrà “sfidante” per tutto il 2022 e anche “nell’inverno 2023-24, dato che i contratti a prezzo fisso firmati prima della crisi stanno scadendo e i fornitori offrono nuovi prezzi più elevati”, sottolinea la Commissione Europea, in un paper diffuso prima del Consiglio.
Tutto questo scenario gravita tra lo spettro della recessione e l’aumento dell’inflazione. Nel 2022, il prezzo del gas per le famiglie europee è stato superiore a quello negli USA. Un dato che deve far riflettere considerando che, in base ai dati dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), le famiglie statunitensi hanno pagato in media prezzi più alti per il gas naturale negli ultimi 40 anni. A essere più colpite da tali aumenti sono le famiglie italiane e tedesche.
Per Bruxells vi è un ipotesi da seguire, anche se la proposta non è ancora stata formalizzata, ed è quella di due price cap alternativi e complementari tra loro: uno che riguarda solo il gas che arriva dalla Russia, il secondo, più sulla carta, riguarda un tetto amministrativo al metano che contribuirebbe alla formazione del prezzo dell’elettricità. Così la bolletta sarebbe più leggera per i consumatori finali ma i fornitori verrebbero comunque pagati al prezzo di mercato. La differenza la verserebbero gli Stati, mettendo mano al proprio portafoglio nazionale.
Nell’impasse la Germania, consapevole dell’urgenza di provvedimenti per le famiglie tedesche, va avanti autonomamente, annunciando una maxi-manovra da duecento miliardi di euro che prevede anche un price cap amministrativo sul gas in bolletta.