E anche Ferlinghetti è andato. Sulla strada che già, da molti anni, hanno preso Kerouack, Ginsberg, Corso… L’ultimo della Beat Generation. Non il più importante, dicono, se non per la sua, fondamentale attività di editore, che rese famoso quel gruppo di poeti, anarchici e sbandati, che ha segnato un’intera generazione…
Non il più importante, dicono, oggi, tutti i necrologi. Eppure a me la sua “Notte messicana” è restata impressa. Forse perché la lessi in un’estate, fra le montagne del Cadore. E, prevalentemente, di notte. Dovevo avere l’età dei miei allievi, sedici, diciassette anni. Ed era la prima opera di un “beat”, che mi capitasse fra le mani, in un libretto tascabile della Newton Compton….

“Sulla strada “, ” I vagabondi del dharma”, “La caduta dell’America”, “Jukebox all’idrogeno” sarebbero venuti dopo. Diluiti, per altro negli anni… E , certo, sono dei capolavori, soprattutto Kerouack. Eppure quando penso a quella stagione, il primo a venirmi in mente è proprio lui. Ferlinghetti. Che se ne è andato ultracentenario. Sopravvissuto a lungo al mondo che lui ed i suoi amici descrivevano. E, in buona parte, sognavano…
Questo, lo chiarisco subito, non è un necrologio. Un coccodrillo. Altri lo hanno già fatto su queste pagine… È solo un ricordo, o meglio un’onda di ricordi e pensieri che giunge improvvisa alla notizia… Che poi è una notizia per modo di dire… che uno muoia a 101 anni… semmai è strano, di questi tempi, che nessun giornale o media lo abbia attribuito al Covid. Alzando gli alti lai ormai consueti.

Ferlinghetti mi fa pensare ad un modo diverso di scrivere.. Ad un ritmo diverso. Il jazz, l’improvvisazione su un tema, che si espande senza un progetto, giocando con le parole come se fossero suoni. Con le immagini come motivi che si associano liberamente, si inseguono. Contrastano. Contraddicono.
L’immagine di una strada. Anzi di un intreccio di strade. Le strade blu, del libro di Moon, che della Beat Generation fu l’epigono. Con Pirsing, il suo trasformare in zen, in meditazione sul vuoto, il vagare in motocicletta per un’America insolita. Divenuta terra magica, di incontri simbolici. Di paesaggi stilizzati come in una china su carta di riso… Il senso di una libertà, o meglio della ricerca di questa, assoluta. Sciolta da vincoli mentali, prima ancora che fisici. Una ribellione esente da ogni ideologia rivoluzionaria. Un’anarchia individualista. Impolitica. Etica ed estetica….

Pensieri oziosi di una, oziosa, mattina di sabato. Il cielo di fine febbraio di nuovo bigio e freddo. Dopo l’illusione primaverile dei giorni scorsi. Una delle illusioni tradite in queste ore…
Pensieri oziosi… Mi domando cosa pensasse il vecchio, vecchissimo Ferlinghetti di quello che sta accadendo nel mondo. Se, stanco, avesse anche lui accettato la vulgata corrente. Subito la paura dominante, sparsa a piene mani da media asserviti a loschi interessi. Credo, spero di no… Lui era un ribelle vero, non una parodia come Vasco Rossi. E aveva pagato col carcere la pubblicazione di “L’urlo” del suo amico Ginsberg…
Mi tornano in mente alcuni suoi versi..
“c’è silenzio nell’aria. /la vita pulsa ovunque. / la cosa chiamata morte /non esiste…”
1 commento
Anche io mi sono posta la stessa domanda,sebbene non da vera lettrice.
Avevo,però,il ricordo di una lunga intervista di qualche tempo fa,in cui F.mi era apparso,ancora, vero uomo contro.Ed in una sua poesia, incontrata l altro giorno,dal titolo- MA CHI SONO I BARBARI?-, ho trovato conferma,risposta.
Dentro di me ho ringraziato chi l ha pubblicata.