Austria, Danimarca, Olanda e Svezia. I 4 Paesi che hanno deciso di metter fine all’Unione europea. Si possono scegliere gli acronimi preferiti (Soda, Ados, forse più adatto Sado), ma la sostanza non cambia: il loro rifiuto del progetto carolingio franco tedesco e la loro assurda controproposta sono segnali evidenti della volontà dei 4 governi di impedire la trasformazione dell’Ue.
Nessuna Europa dall’Atlantico agli Urali, neppure una realtà a 27 che sia espressione di qualcosa di meglio rispetto a un gulag in mano a burocrati e speculatori. Il documento dei Sado non è un’alternativa, solo una provocazione. In pratica pretenderebbero che l’Italia, con quello che versa all’Unione europea, utilizzasse i propri soldi per autoprestarseli, pagando gli interessi a Bruxelles e, al contempo, avviasse all’interno le riforme di macelleria sociale che piacciono ai Sadici.
I 4 governi fingono di dimenticare che l’Italia è un contribuente netto in Europa, al pari della Francia che ha proposto la creazione di un fondo da almeno 500 miliardi di euro per rilanciare le economie europee colpite dalla crisi. E dall’incapacità dei vari governi. Miliardi destinati alle iniziative future, non a pagare i debiti pregressi.
La proposta carolingia ipotizzava finanziamenti a fondo perduto, dunque senza rimborsi. Il documento Sado vuole che siano solo prestiti e, dunque, pretende che l’Italia (ma anche gli altri Paesi che prendono i soldi) facciano le riforme in modo da garantire di poter restituire il prestito. È quello che è successo il Argentina con il folle Macri che ha preso il prestito del Fmi, ha fatto le riforme ed ora l’Argentina è fallita. Un progetto criminale, quello dei Paesi Sado.
Anche se, oggettivamente, il comportamento italiano favorisce simili atteggiamenti. Un mega debito pubblico creato non per ammodernare l’Italia ma per ampliare a dismisura il clientelismo. Non si è creato lavoro ma solo posti di non lavoro regolarmente retribuiti. Lo scandalo dei forestali in Calabria o dei costi indecenti dell’Assemblea regionale siciliana sono simboli degli sprechi del denaro pubblico. Soldi pubblici sprecati per costruire immense cattedrali nel deserto, impianti sportivi faraonici mai entrati in funzione, e lo stesso vale per ospedali, carceri, strutture pubbliche. Per non parlare di una lotta alla mafia di facciata ma non di sostanza. Di una immigrazione senza controllo, con la speranza che i clandestini abbandonino l’Italia in cerca di un Paese migliore.
A tutto questo si è aggiunta la pessima immagine offerta in queste settimane nella gestione dell’emergenza virus. Non tanto per gli errori in ambito strettamente sanitario (non è che all’estero sia andata molto meglio), ma per la buffonata dei decreti, delle autocertificazioni e, soprattutto, per l’immagine di un Paese in preda al terrore ed all’isteria.
Inevitabile che, nel resto d’Europa, si siano chiesti perché dovrebbero lavorare per mantenere i renitenti alla vanga italiani, i delatori appostati sul poggiolo, per assicurare il sostentamento a quella che Ricolfi ha definito come società parassita di massa. I terrorizzati che vogliono restare sdraiati sul divano ma con la pretesa di venir mantenuti con i soldi europei regalati all’Italia. E non per qualche settimana, ma sino a quando non si troverà un vaccino od una cura che le pecore riterranno sicura.
È questo gregge il complice reale dell’egoismo dei Paesi Sado.
Ci sono ancora pochi giorni per smontare il piano per la distruzione dell’Italia o, in alternativa, per la distruzione dell’Europa. Ma se il documento Sado dovesse essere approvato, un’Italia appena appena dignitosa dovrebbe trarne le conseguenze, come invita a fare anche l’ambasciatore Carlo Marsili, certo non un facinoroso.
Per fortuna del lìder minimo, però, a contrastare la posizione Sado ci saranno anche Paesi con una maggiore capacità di trattativa, a partire dalla Francia.