Silvio Berlusconi non tornerà più a fare politica. E non si occuperà più del suo impero economico. I giochi sono finiti e, nella migliore delle ipotesi, l’anziano ex presidente del consiglio potrà godersi i nipotini. Dunque era inevitabile, ma non per questo meno squallida, la fuga precipitosa di chi ha beneficiato dell’immagine di Berlusconi per farsi una carriera politica ben al di là dei propri meriti personali.
D’altra parte è abbastanza comprensibile che i peones di Forza Italia non avessero voglia di affidare il proprio futuro parlamentare ad un personaggio di modesta caratura quale Antonio Tajani. Così, quando hanno visto comparire la scialuppa di Toti e Brugnaro, si sono affollati per salire a bordo. Per fuggire dal Titanic Forza Italia ed essere in salvo prima degli altri. Ma in realtà erano già stati preceduti da Sallusti che aveva lasciato la direzione del Giornale per rifugiarsi a Libero.

Possibile che, dal Titanic, fuggano altri, magari verso scialuppe diverse e con nomi meno assurdi di “Coraggio Italia”. Magari anche verso lidi distanti dalle destre. Mara Carfagna potrebbe guardare verso Calenda o Renzi, per creare un polo centrista. Per l’area di centrodestra si apre in ogni caso una stagione complicata. Perché dovrà conciliare richieste e pretese di chi ha più parlamentari che elettori. Facendo convivere i superstiti di Forza Italia con quelli che Tajani considera traditori per aver abbandonato la nave che affonda. Mica facile: più partiti e più appetiti. Mentre le poltrone sono sempre le stesse.
Senza dimenticare l’esodo in direzione di Fratelli d’Italia. I sondaggi vedono il partito della Meloni ormai a ridosso della Lega. Ciò significa che il numero dei parlamentari, dei consiglieri regionali e comunali è destinato a crescere considerevolmente. Ed è inevitabile l’assalto alla diligenza per ottenere candidature. Mentre la Lega, sempre secondo i sondaggi, verrà ridimensionata rispetto ai livelli record raggiunti. Dunque una parte dei miracolati dovrà tornare a casa (e sarà un bene), obbligando il partito di Salvini a compiere finalmente una sacrosanta selezione.
Con queste prospettive i cambi di casacca diventano sempre più numerosi. Tra chi ha paura di perdere una poltrona e cambia schieramento con la promessa di ottenerla da un’altra parte. Ovviamente tutto ciò non ha nulla da spartire con qualità, competenza, professionalità, credibilità. E lo si vede anche nella scelta dei candidati per le amministrative di autunno.

Ma tornando a Berlusconi, i problemi per la successione sono quasi esclusivamente politici. L’Impero economico è già stato affidato ai figli. Resta l’incognita del Giornale, formalmente guidato dal fratello Paolo. Che può decidere se chiudere definitivamente o se cederlo a qualcuno che, tuttavia, non si scorge all’orizzonte. Perché gli editori di area latitano e quando (raramente) si palesano, lo fanno presentandosi con il braccino estremamente corto.
Dunque Tajani non potrà neppure contare sul sostegno mediatico del quotidiano di famiglia. E sarà obbligato a trasformarsi nel liquidatore di ciò che resta del sogno politico di Silvio Berlusconi.