Uno dei privilegi delle talpe è una delle dannazioni degli umani: il tempo.
Le talpe vivono al buio quindi solo le loro sensazioni corporee scandiscono il trascorrere del tempo: per loro l’unica dimensione temporale è il presente.
Gli umani, che invece vivono di luce, oltre a percepire fattori corporei e ambientali che scandiscono in modo percepibile il trascorrere del tempo, si sono addirittura convinti di poterlo misurare (e magari di condizionarlo).
Gli umani vivono tre dimensioni temporali, il passato, il presente e il futuro.
Così è stato finora ma così potrebbe non più essere, almeno dallo scorso mese di marzo.
Il passato è stato: il lockdown;
il presente è: la distanza tra il lockdown e l’ignoto;
il futuro sarà: l’ignoto.
Se l’ignoto persisterà e coinciderà con il buio, anche gli umani non saranno più in grado di misurare il tempo: anche per loro la dimensione temporale si ridurrà al presente.
L’illusione/dannazione umana di misurare il tempo è legata alla conoscenza (almeno per i razionali: gli altri si affidano alle fattucchiere, al fato e agli allineamenti astrali).
Se il sillogismo che ho fin qui proposto è corretto, agli umani non resta che affannarsi per non perdere contatto con la conoscenza: una straordinaria corsa per (non contro) il tempo per scoprire cause, conseguenze, terapie, preventive e curative, dell’attacco virale, oltre a un’ordinaria, quotidiana, passeggiata di formazione ed educazione, a qualsiasi livello e rivolta a qualsiasi umano, per conservare la dimensione temporale del passato e dare a quella del presente la prospettiva del futuro.
L’alternativa, o umani, è il buio del sottosuolo che impedisce di percepire il tempo.
Ma se riuscirete a contenerlo nei cicli a voi noti, proprio il tempo vi consentirà di ridurre le distanze fisiche, continuare a essere dominatori dell’orbe terraqueo (seppure con maggiore responsabilità e consapevolezza) sul quale costruire le relazioni che vi consentiranno di sopravvivere e, magari, di progredire.
Solo la conoscenza può rendere il tempo un privilegio (anziché una dannazione) per gli umani.
“- Ma tu che cosa pensi? Sei su una buona strada, eh?
- Io non penso niente.
- Il male è appunto che non pensi. Torna in te, finché c’è tempo. E il tempo c’è. …”