Uno dei privilegi degli umani è una delle angustie delle talpe: lo spazio.
Gli umani misurano tutto ciò che vale oltre il limite del finito spaziale:
l’orizzonte è una distanza che “delimita” la terra dal cielo,
l’infinito sono “interminati spazi … e sovrumani silenzi”,
l’eterno (spaziale) “vedrai di terra uno infinito spaccio / sotto a’ tuoi piedi in un punto passare”,
l’immensità è del cielo in cui “saprò d’essere un piccolo pensiero”.
Per gli umani lo spazio è collegato alla dimensione intima.
Le talpe non vivono lo spazio quindi non ne sono ossessionate: lo percorrono ma la loro unica dimensione temporale è il “qui”.
Gli umani, che invece vivono nello spazio e sembrano non esserne mai sazi, si impegnano a limitarlo, cioè a negarlo: sono dei privilegiati e non vogliono esserlo. Si meriterebbero vite da talpe! Non è una battuta ma è proprio ciò cui ambiscono.
“Una nave in darsena … somiglia a una prigioniera che medita sulla libertà con la tristezza di uno spirito libero messo in ceppi”: questa è la cattività che la cattiveria umana persegue.
La cattiveria umana orientata alla cattività – di altri umani e degli esseri viventi animali e vegetali – è contro la natura di cui gli umani sono parte: “in principio Dio creò il cielo e la terra” e in conclusione l’uomo cercò di sottrarli a chiunque altro.
Gli umani sono schizofrenici: sanno, se lo dicono, di avere il privilegio di godere dello spazio infinito, eterno, immenso; ma si comportano in modo negativo rispetto a questa dimensione. La sottraggono a se stessi individualmente e agli altri: è un esercizio di potere, privato o pubblico che sia. La vera manifestazione di potenza (o violenza) che ognuno possiede è limitare lo spazio in godimento agli altri, anche se ciò costa ridurre il proprio.
Beate le talpe che lo spazio non lo hanno: lo scavano e se lo godono conquistandolo passo passo.
Dannati gli umani che lo spazio lo hanno: lo delimitano e se lo negano l’un altro.
Gli umani si affannano a tafazzarsi: io non conosco oltre il mio naso, e tu? meno conosci anche tu di maggior vantaggio godrò io. E’ la gara a chi arriva per primo a sottrarre lo spazio all’altro: è invidia? è insicurezza? è paura dell’ignoto? è un modo di esorcizzare l’ignoranza condividendola? è uno strumento di sopraffazione?
Se gli umani (apprezzassero) condividessero lo spazio con gli altri esseri viventi darebbero un senso più profondo e intimo alla loro personale esistenza, e magari scoprirebbero che vale la pena viverla intensamente senza limiti, senza vincoli artificiali.
“Am I sitting in a tin can
Far above the world
Planet Earth is blue
And there’s nothing I can do”