Una categoria sfortunata, quella dei giornalisti italiani. Tutti prematuramente orfani o abbandonati da neonati in qualche struttura sul genere del Forteto (ma si potrà ancora nominare il Forteto senza suscitare l’odio delle sardine?). Solo così si spiega il cinismo e l’indifferenza con cui viene comunicato che i morti per il virus sono tutti vecchi e con problemi sanitari pregressi.
I giovani colleghi, rigorosamente palestrati e che non ricorrono mai ai medici – i conti della Casagit, la cassa malattia della categoria, non vanno bene esclusivamente per colpa degli stramaledetti giornalisti vecchi – ignorano, evidentemente, che superata una certa età sopraggiungono gli acciacchi, i problemi sanitari pregressi che, con l’aiuto del virus, possono essere letali. Pazienza, erano vecchi, prima o poi sarebbero morti comunque. Dunque meglio prima, per far felice Elsa Fornero tanto preoccupata per i conti dell’Inps. Il virus potrebbe essere intitolato a lei, o a Boeri: l’Elsavirus, il Boerivirus. Ed i giovani giornalisti sperano che anche i vecchi colleghi si decidano ad alleggerire i conti dell’Inpgi.
I lettori, i pochi rimasti, si stupiscono però di fronte a tanto cinismo. Possibile che i disinformatori non abbiano genitori anziani o nonni? Tutti orfani, appunto. In caso contrario sono ansiosi di diventarlo per poter ereditare. Peccato che questo cinismo lasci spazio al terrore quando si tratta di loro stessi. Tutti aspiranti inviati di guerra, ma le conferenze stampa vengono annullate per il timore del contagio.
Così è inevitabile che, in mancanza di contagio da virus, ci sia il contagio della paura. Cronache drammatiche dai ristoranti disertati, dai mercati assaltati o abbandonati. Questo popolo di eroi e navigatori si barrica in casa, evita i parchi e se va al mare si rifugia nelle ville di Capalbio. Perché il virus uccide i vecchi parassiti ma non disturba i salotti radical chic.
Forse, però, colpisce la memoria dei giornalisti orfani. Nessuno che ricordi i nomi dei cialtroni che si erano indignati per la proposta di mettere in quarantena i ragazzini cinesi che dovevano tornare a scuola dopo le vacanze in Cina. Il virus – avevano assicurato – non colpisce i ragazzini ed i bambini. Ora si scopre che non è vero. Ma i nomi di chi aveva garantito il contrario sono stati dimenticati.