“I residenti in Valle d’Aosta hanno diritto ad uno sconto sul prezzo della camera”. È un albergatore di Ayas a spiegarlo nel corso di una trasmissione televisiva dedicata ai migliori hotel. A prima vista potrebbe sembrare una inaccettabile discriminazione. E invece potrebbe – anzi dovrebbe – rappresentare un segnale di intelligente cambiamento nella gestione del turismo.
Perché, in fondo, è la stessa logica che viene utilizzata a Venezia per garantire agli abitanti della città lagunare la possibilità di accedere ad alcuni servizi pagando una cifra abbordabile ed inferiore a quella imposta ai turisti. Anche in passato, proprio a Venezia, ristoratori e baristi differenziavano i prezzi a seconda della provenienza di chi si fermava nel locale per mangiare o bere. Esisteva un prezzo ufficiale riservato agli stranieri e che veniva scontato per i turisti italiani ed ancor più ridotto per i veneziani. In pratica il ristoratore era libero di offrire uno sconto o meno, ma indicava correttamente sul menu il prezzo di base.
Poi le proteste, stupide, di chi si sentiva penalizzato hanno portato ad una stretta su una iniziativa sacrosanta. Perché i costi del turismo sono pagati dall’intera popolazione di un paese o di una città che attira visitatori mentre i benefici ricadono solo su alcune categorie. Affollamento, servizi pubblici meno efficienti proprio perché devono servire un numero di persone nettamente superiore a quello dei residenti per i quali erano stati programmati. E poi prezzi decisamente superiori al normale per un aperitivo o una cena.
Dunque non sarebbe male predisporre delle iniziative a favore dei residenti. Su base volontaria, ovviamente. Una sorta di tessera che consenta di pagare meno il trasporto pubblico, dal momento che si deve pagare già il costo dello smaltimento dei rifiuti lasciati dai turisti. E poi sconti nei locali commerciali che sui turisti guadagnano molto anche tenendo prezzi elevati che restano tali anche nei periodi di scarso flusso di visitatori.
D’altronde persino alcune chiese meta di frotte di turisti concedono l’ingresso gratuito solo ai residenti nel territorio della parrocchia ed esclusivamente durante le messe. Ed è una palese ingiustizia dal momento che gli edifici religiosi di maggior pregio sono stati costruiti con le offerte (non sempre volontarie) della cittadinanza e non solo del quartiere.
Ovviamente l’idea di una tessera per offrire sconti ai residenti non piacerà a molti operatori sempre pronti a socializzare i costi – dalla pulizia alla sicurezza nelle zone a maggior vocazione turistica, dai parcheggi riservati ai pullman sino al fastidio di schiamazzi notturni, dalla maggior illuminazione sino all’affollamento che rende fastidiosa anche una semplice passeggiata – ma attentissimi a privatizzare i profitti.