C’è un passaggio nel discorso di Carlos Tavares, l’amministratore delegato di Stellantis, che dovrebbe far riflettere i politici italiani. Non solo quelli romani, ma anche e soprattutto quelli delle varie amministrazioni locali: “Il problema è nelle dimensioni del mercato, che in Europa dipende dalle costrizioni nell’uso dell’auto”. Dunque è inutile pensare di affrontare il crollo delle immatricolazioni con gli incentivi a pioggia se, poi, l’auto non si può utilizzare per gli innumerevoli divieti posti dai Comuni.
Difficile pensare all’acquisto di vetture sempre più costose e sempre più potenti quando guidare è diventata una tortura tra mille limiti di velocità che cambiano ogni 5 km, con controlli ossessivi per far cassa grazie a controlli che paiono imboscate. Difficile motivare un acquisto di un’auto nuova quando si devono fare i conti non solo con il costo della vettura ma anche con quelli di bollo, assicurazione, box o parcheggio sotto casa comunque a pagamento in città come Torino. E poi benzina, diesel, Gpl, metano o elettricità: tutti uniti da rincari esagerati.
Scelte legittime, quelle delle amministrazioni locali. Magari squallide nel far cassa in questo modo, però ciascuno è libero di depredare i sudditi come vuole, dal momento che sono stati proprio i sudditi a votare per i propri persecutori. Però non ha nessun senso, dopo, lamentarsi per le aziende che chiudono e per i posti di lavoro che si perdono nel settore dell’auto, componentistica compresa.
E non ha senso che si lamentino i ristoranti svuotati nei paesi dove si preferiscono gli autovelox in serie piuttosto dei turisti e dei viaggiatori di passaggio. Aumentano i controlli, calano le presenze. In nome della sicurezza, non per far cassa, giurano sindaci ed assessori. Non ci crede nessuno, ma non è un problema. Il problema è che si cancella il piacere del viaggio e della sosta in località non turistiche ma di transito.
Va bene così. Ma si evitino i tavoli per il rilancio di un settore che si vuole penalizzare in ogni modo.