“Sento suonare le campane…” mi dice al telefono “È un bel risveglio…”
Seconda Domenica di Avvento. E le campane suonano per invitare alla messa in questo che è un tempo straordinario. Un tempo diverso. Di attesa, si dice in genere. Di attesa del Natale . E infatti si prepara l’Albero, qualcuno ancora fa il presepe, le decorazioni… si pensa ai regali. Si gira per i Mercatini. Si comincia a comprare i dolci Natalizi, panettone, pandoro, mandorlati…
Tempo di Avvento… già…ma che cos’è davvero?
Ovvio, no? L’attesa del Natale .
Certo. Ma in che senso? Perché i cristiani presero il termine Adventus da un rito del tardo Impero Romano. Prima, il periodo antecedente il Natale era una sorta di quaresima. E infatti lo chiamavano Digiuno. Come ancora fanno alcune Chiese Orientali.
Digiuno penitenziale. Che durava per un periodo in media più lungo dell’attuale Avvento. Per lo più sei settimane. Come ancora oggi nel Rito Ambrosiano, che ha molte affinità con quello degli Ortodossi.
Alle quattro settimane, oggi canoniche, la Chiesa Cattolica – e sulla sua scia anche luterani e anglicani – ci arrivò solo col tempo. E dopo non poche diatribe fra teologi, e interventi dei Pontefici.
Comunque, Adventus, in latino, significa “la venuta”. E indicava i riti che venivano compiuti un onore di un nuovo Imperatore, quando questi entrava in Città. E la Città poteva essere Roma, naturalmente, o, in seguito, Costantinopoli. Ma anche altre città importanti. Perché il suo significato era celebrare la presa di potere, e quindi di possesso, del nuovo Imperatore.
In occidente, l’ultimo a celebrare il suo Adventus a Roma, in modo solenne, fu Teodorico, re degli Ostrogoti. Un re barbaro, certo. Ma che comprendeva l’importanza di tale momento. Di tale atto.
Un barbaro…non privo di ingegno.
Per i Cristiani questo periodo è, dunque, la celebrazione dell’Avvento di … Cristo e di Gesù.
Perché distinguo?
Perché il periodo viene diviso in due parti. Quattro settimane. Le ultime due effettivamente rappresentano l’attesa dell’avvento di Gesù, che nasce nella grotta di Betlemme. Ed entra, così, nella storia degli uomini.
Ma le prime due, che si compiono oggi, celebrano il Secondo Avvento. Del Christo, che ritorna trionfante alla fine dei tempi. Il compiersi della promessa escatologica.
Ed è il Christo Re. La cui celebrazione liturgica cade, se non erro, il 10 di Gennaio. Praticamente subito dopo la fine del Tempo Straordinario che va da Natale all’Epifania. Perché tutto è compiuto. E il nuovo Imperatore è ormai saldo sul trono….
Intendiamoci… ciò che dico è alquanto arbitrario, lo so bene… E non gioco a fare il teologo. Mi limito a seguire un filo di pensieri, letture, suggestioni. Partendo da un suono di campane…
Rudolf Steiner dice, in uno dei, molti cicli di conferenze sul tema (credo sia “Da Gesù a Christo” ma potrei sbagliarmi) che molti sono i volti con cui il Christo viene rappresentato nei primi secoli dell’Era Volgare.
Vi è il Christo Maestro. Seduto che insegna ai discepoli. Come un antico filosofo.
Vi è il Christo Fratello e Taumaturgo. Che cura ed aiuta infermi e indemoniati.
E vi è il Christo Re in trono. Che assume il governo del Mondo. Dopo averlo strappato al Nemico. Satana o la Grande Bestia. Profezia sulla fine dei Tempi, che ritroviamo proprio all’inizio della Commedia. Con l’immagine del Veltro che ricaccerá la Lupa nell’Inferno. Da dove “invidia prima dipartilla….”
“Le senti anche tu, lì, le campane?”
La voce mi riporta nel presente. Lontano dalle mie elucubrazioni.
Guardo fuori dalla finestra. Il cielo è grigio ferro. Il vento, oggi, è tagliente. Neve accumulata ai lati della strada.
Sembra un paesaggio da saga norrena. Bello e cupo.
Tendo l’orecchio. Un suono, allegro, di campane. Il Re sta arrivando.
“Si le sento anche io. Le sento anche qui le campane…”
E mi sorprendo a sorridere .