Mentre continuano ad infuriare le polemiche sul Salone del Libro di Torino, Milano vola
La seconda edizione di “Tempo di Libri”, la kermesse lombarda che si è chiusa lunedì scorso presso i padiglioni di Milano City, ha registrato un aumento di presenze rispetto alla prima edizione dello scorso anno pari al 60%, con 97.240 biglietti staccati alle ricevitorie.
La manifestazione organizzata dall’AIE – Associazione Italiana Editori e Fiera di Milano nell’ambito di Milano città creativa Unesco per la letteratura – ha coinvolto 425 espositori comprendenti case editrici, associazioni, biblioteche, librerie, riviste, enti pubblici e start up.
850 sono stati gli appuntamenti che hanno visto la partecipazione di 1200 ospiti italiani e stranieri
“Volevamo che fosse una festa del libro – ha dichiarato Ricardo Franco Levi, presidente dell’AIE – e così è stato.”
Una soddisfazione che coinvolge un po’ tutti gli operatori coinvolti i quali, dopo le difficoltà evidenziate nel 2017, hanno constatato che il peggio sembra ormai alle spalle.
Appare ancora lontano il numero di visitatori della Fiera di Torino che, lo scorso anno, ha superato i duecentomila visitatori. Ma occorre anche tenere conto del fatto che l’evento milanese si può considerare ancora ai primi passi.
E tutto ciò accade mentre Torino continua a barcamenarsi tra mille difficoltà
prima fra tutte quella che riguarda i mancati trasferimenti di risorse finanziarie da parte di Comune e Regione che ha comportato forti ritardi nel pagamento di diversi fornitori.
A partire da quest’anno è anche cambiata la governance con la sostanziale liquidazione della Fondazione Salone del Libro e l’ingresso di nuovi partner quali il Circolo dei Lettori. Ma ciò non ha permesso di superare le numerose difficoltà che si sono evidenziate nel corso delle ultime edizioni.
In questi giorni si è tornato a parlare di unificazione delle due fiere nell’ambito del progetto MiTo
Ma è difficile oggi prevedere gli sviluppi futuri a fronte di una manifestazione che cresce, e che gode dell’appoggio delle Major dell’editoria italiana, e di un’altra, in evidente affanno organizzativo e finanziario, che sembra ormai mostrare la corda.