Un bubbolio lontano…. sì, lo so, è Pascoli, una citazione. L’ennesima. Però è anche realtà, visto che da poco dopo l’alba si va addensando un’aria gravida di pioggia. E, dalla lontananza, giunge, ovattato, il rumoreggiare dei tuoni. Un bubbolio, appunto…
Il cielo è pesante. Il grigiore, che durava dal primo mattino, sta assumendo sfumature via via più plumbee. Non sembra che si sia in pieno meriggio…. piuttosto nell’ora successiva al tramonto, quando la tenebra si infittisce, e nelle case si cominciano ad accendere le luci.
Il clima è ancora caldo. Anzi, oggi più afoso che negli ultimi giorni, quando il Sole di fine settembre era pervaso di una brezza fresca, nelle prime ore si avvertiva addirittura qualche brivido di freddo. Oggi no. È caldo. E manca l’aria. Sull’autobus, affollato, la mascherina – per quanto leggerissima, un velo appena, tanto… – riusciva soffocante. Si attaccava alla bocca, come un bendaggio stretto. Umida. Insopportabile. Per fortuna erano solo un decina di minuti… Eppure vi sono quelli, molti, che la portano continuamente, giorno e notte. Addirittura due, tre sovrapposte. Senza manifestare, in apparenza, disagio alcuno. Evidentemente siamo di fronte ad una mutazione. È entrata a far parte del corpo.. Si è integrata, un tutt’uno con la pelle. Una membrana, che viene rimossa, e abbassata, provvisoriamente solo per introdurre il cibo. Una nuova razza. Con vaga, sempre più vaga, ascendenza umana…
Nell’aria statica, odori che ristagnano. Un che di dolcigno. “Dolcigna afa di morte…” sempre D’Annunzio che mi torna in mente… Sono le immondizie, ovviamente, che imputridiscono a mucchi intorno ai cassonetti, lì all’angolo.
C’è davvero bisogno di pioggia. Ma non di un rapido acquazzone estivo. Che improvviso esplode, scroscia. Poi evapora altrettanto rapidamente.. Sollevando nubi di umidità polverosa.
Serve altro. La prima pioggia autunnale…
Una pioggia lunga, fitta, continua, ritmata. Che dilavi a lungo le strade. Che intrida i campi. Formi pozze e ruscelli lungo gli scoli dei marciapiedi. Che renda fradicie e lucide le foglie che cadono dai rami delle piante caduche. Rendendo più scintillanti i colori, i toni dei rossi e dell’arancio, i gialli e l’ocra… E poi li amalgami in un marrone sempre più uniforme, che assume, gradatamente, i toni della cenere. E le ceneri vengono inghiottite dal suolo. Dove ancora non vi è l’impermeabile del cemento, si impastano con il fango. Quasi a portare nella terra il residuo del calore estivo del Sole, che ha cotto per mesi la vegetazione. Riducendola, infine, in ceneri.
Annuso l’aria come un cane. Sento che il vento sta cominciando ad alzarsi. Presto pioverà. Il bubbolio si avvicina. Diventerà tuono. E diluvio.
Per quanto pesante sia l’aria, greve di morte, il vento la ripulerà. Si tornerà a respirare. Presto…