Il terremoto avvenuto a Messina nel 1908, ormai più di cento anni fa fu una vera e propria tragedia; l’evento sismico è considerato uno degli eventi più catastrofici del XX secolo, mieté numerose vittime e colpì Sicilia e Calabria meridionale.
TERREMOTO A MESSINA: La parola ai sismografi
Il 28 dicembre 1908 alle ore 5.20 di mattina, si verificò un sisma che, nella storia del XX secolo ha ottenuto il triste primato di catastrofe. Il terremoto, di magnitudo 7.1Mw ed intensità Mercalli XI, durò appena 37 secondi e danneggiò sia Messina che Reggio Calabria. L’epicentro, in corrispondenza dello Stretto di Messina. Prima che l’Italia intera potesse venire a conoscenza di tale disastro, quella mattina all’Osservatorio Ximeniano di Firenze gli addetti riportarono quanto segue:
Stamani alle 5:21 negli strumenti dell’Osservatorio è incominciata una impressionante, straordinaria registrazione: “Le ampiezze dei tracciati sono state così grandi che non sono entrate nei cilindri: misurano oltre 40 centimetri. Da qualche parte sta succedendo qualcosa di grave.

I presupposti
I presupposti non erano certo dei più rosei. Nonostante l’elevatissima sismicità del territorio, la criticità maggiore rispetto a questo evento fu rappresentata dalla popolosità delle zone interessate, caratterizzate da un’alta densità abitativa. Stando a dei censimenti di inizio secolo, Messina registrava 147.589 abitanti e Reggio Calabria 77.761. L’elevato rischio sismico della zona mise in discussione la tranquillità di siciliani e calabresi già nel 1783. In quell’ anno un altro terremoto rase al suolo gran parte delle due città, lasciandole pressoché distrutte.
Cronaca di una tragedia: i fatti
Quel 28 dicembre si verificò, ad oggi, uno dei sismi più potenti e catastrofici della storia italiana. Cogliendo siciliani e calabresi nel sonno, interrompendo l’illuminazione e qualsiasi via di comunicazione, in appena 37 secondi causò il crollo del 90% degli edifici a Messina. Al terremoto seguì, purtroppo, anche un maremoto che non lasciò scampo a coloro che cercarono rifugio fuori dalle proprie case.
Messina
La città più colpita fu, senza dubbio alcuno, Messina. La tragedia colpì tutta la popolazione indistintamente poiché, si sa, le catastrofi non risparmiano nessuno; pochissimi gli incolumi che riuscirono a fuggire sotto la pioggia torrenziale e al buio pesto. Chi ci riuscì dovette fare i conti con gli incendi, scatenati da esplosioni derivanti dalle perdite di gas sprigionato dalle tubature rotte. Moltissimi i sopravvissuti che, secondo le testimonianze, scapparono verso le spiagge pensando di trovarvi rifugio. Sulle zone costiere di tutto lo Stretto di Messina si riversò un maremoto di incredibili proporzioni che travolse molte persone e risucchiò case, imbarcazioni, feriti, e corpi senza vita.
Reggio Calabria
A Reggio Calabria non andò meglio. La scossa fu altrettanto rovinosa e non risparmiò case, edifici pubblici e civili. Interi centri abitati furono rasi al suolo distruggendo anche le strutture di soccorso che erano state costruite a seguito del terremoto del 1783.

I soccorsi dopo il terremoto
Alcune navi russe e britanniche che si trovavano nei paraggi soccorsero, l’indomani, siciliani e calabresi. I militari aiutarono i sopravvissuti e i feriti a cercare i propri cari tra le macerie. Gli aiuti italiani tardarono a causa della lentezza con la quale la notizia arrivò al Governo. I Giornali dell’epoca, però, polemizzarono sul soccorso italiano poiché pare che Reggio rimase quasi totalmente isolata per due giorni, poiché le vie per raggiungerla erano interrotte. Il re Vittorio Emanuele III e la regina Elena arrivarono la mattina del 30. Il sovrano sbarcò e prestò soccorso a terra, mentre a bordo della nave la regina allestì un ospedale dove furono ricoverati moltissimi superstiti.
Il terremoto a Messina nel 1908 fu una tragedia senza eguali. l numero delle vittime stimate è altissimo: tra 90.000 e 120.000. Proporzionalmente alla popolazione dell’epoca, la popolazione siciliana fu praticamente dimezzata, e la Calabria perse un terzo dei suoi abitanti. Oltre ai civili, numerosi i luoghi di interesse culturale ed artistico andati per sempre distrutti.
Una testimonianza tra le altre
Tra le testimonianze dei sopravvissuti, una fra le altre: Salvatore Quasimodo, premio Nobel per la letteratura, all’epoca aveva appena sette anni. Allora il poeta dovette trasferirsi a Messina pochi giorni dall’avvenuto terremoto a causa del lavoro del padre, capostazione. Costretto a vivere su vagoni merci, rievocò così l’esperienza nella poesia Al Padre:
Dove sull’acque viola
era Messina, tra fili spezzati
e macerie tu vai lungo binari
e scambi col tuo berretto di gallo
isolano. Il terremoto ribolle
da due giorni, è dicembre d’uragani
e mare avvelenato.
