Sino a qualche anno fa il terrorismo non colpiva i Paesi più poveri
Forse perché chi sta dietro e finanzia i terroristi non aveva interessi in Paesi privi di petrolio, di minerali rari e preziosi, di una posizione strategica particolare.
Il nuovo attentato in Burkina Faso dimostra che la situazione è profondamente cambiata
Il Burkina è povero, non ha sbocchi sul mare, non ha neppure una collocazione geopolitica tale da giustificare interessi delle centrali che gestiscono il terrore.
Eppure gli attentati si ripetono. Confusi, poco professionali anche se rivendicati da gruppi vicini all’Isis, ma si ripetono. Senza neppure coinvolgere più di tanto la popolazione che si sta progressivamente convertendo all’Islam ma che conserva ancora forti connotazioni animiste e cattoliche in conseguenza del colonialismo francese e delle numerose missioni, anche italiane, presenti nel Paese.
Sconfitti in Siria, nonostante l’appoggio dei benpensanti europei, i terroristi dell’Isis cercano nuovi santuari dove rifugiarsi e dove riorganizzare la lotta
In Burkina non ci sono aerei russi a stanarli, non ci sono le truppe iraniane a sconfiggerli sul terreno, non ci sono i fedelissimi di Assad. I tagliagole avevano provato a conquistare spazio in Libia, giocando sulle divisioni tra Tripolitania e Cirenaica. Ma sono stati sconfitti sia in Tripolitania sia in Cirenaica.
Così il nuovo fronte caldo diventa quello africano
meglio ancora se si comincia con i Paesi più poveri e, di conseguenza, più tranquilli perché esclusi dalle mire degli avidi signori della speculazione internazionale. La mancanza di abitudine antiterroristica, per l’assenza di pericoli precedenti, rende anche più facile colpire obiettivi nella capitale, Ouagadougou. E nel mirino finiscono, inevitabilmente, i francesi anche se le vittime sono spesso burkinabe’ o di altri Paesi. Anche l’ultimo attacco è stato condotto, almeno nella prima fase, contro l’ambasciata francese.
Non è soltanto una sorta di vendetta per gli anni del colonialismo, e non è un problema di religione
Appare, invece, come un tentativo per interposta persona di cacciare Parigi dai territori che restano, comunque, tutt’ora nella sua orbita. Bande di mercenari al soldi di interessi economici e strategici più che terroristi islamici. Magari davvero martiri inconsapevoli, convinti di immolarsi contro gli infedeli, ma in realtà manovrati da chi ha interessi completamente diversi.