Un crollo del 12,3% a febbraio del mercato italiano dell’auto può essere considerato quasi accettabile, considerando che il raffronto è con il febbraio 2020, ossia con l’ultimo mese di libertà prima che la banda degli Incapaci chiudesse il Paese in una morsa fallimentare. Dunque le 142.998 immatricolazioni possono bastare per i fedeli di Sua Divinità, anche tenendo conto che si è ridotto il numero dei km zero, cioè le auto immatricolate dai concessionari e rivendute come usato ma senza aver mai percorso km.

Però a febbraio la domanda è stata fortemente sostenuta dagli incentivi per le auto a bassa emissione di CO2. Dunque il crollo delle consegne significa che il terrore di Stato incide più degli aiuti di Stato. E non è una bella prospettiva. Anche perché gli incentivi per le vetture più richieste si stanno esaurendo mentre sono più che sufficienti quelli per le vetture elettriche che, però, non possono contare su stazioni di servizio capillari. Così, secondo Gian Primo Quagliano, presidente del centro studi Promotor, da maggio il mercato potrebbe venir stritolato dalla fine degli aiuti e dalla prosecuzione del terrorismo mediatico.
Quagliano ricorda che l’obiettivo annunciato del governo dei Migliori è sostenere l’economia per raggiungere quest’anno quantomeno l’incremento del 4% del Pil previsto dall’Istat. Il raggiungimento di questo obiettivo non è compatibile con un settore dell’auto al collasso. Occorre quindi che l’esecutivo rifinanzi immediatamente gli incentivi per le auto più richieste dal pubblico. Come, d’altra parte, è indispensabile che il Recovery Plan preveda interventi significativi per sostenere il settore dell’automobile che è strategico anche per la transizione ecologica.