Più poltrone per tutti! Ed al secondo tentativo Renzo Testolin è riuscito a diventare presidente del governo regionale della Valle d’Aosta. I 19 consiglieri della maggioranza autonomista/piddina hanno sotterrato l’ascia di guerra, i franchi tiratori hanno deposto i fucili e la nuova giunta può finalmente partire. Peccato che manchi una direzione in cui muoversi, un obiettivo da raggiungere, un progetto da realizzare. Ma non si può mica pretendere troppo da un’alleanza basata sulla somma di tanti interessi privati.
Mica come all’opposizione. Che aveva un programma di così alto profilo da non riuscire più a scorgerlo. E allora è stato meglio uscire dall’aula e non partecipare al voto, piuttosto di essere sconfitti sul nulla cosmico. Ed è piuttosto imbarazzante essere totalmente irrilevanti benché si disponga di una maggioranza blindata a livello italiano. Se non si era in grado di predisporre un piano di rilancio per la Vallée, si poteva chiedere un contributo a Roma. Ah no, il centralismo ottuso della destra fluida di governo non è proprio un elemento vincente in Valle.
Ed è un peccato che i politici valdostani, ma anche i corpi intermedi, non provino neppure a trasformare la regione in un territorio dove sperimentare un nuovo tipo di società, di relazioni, di idee. Uno dei vantaggi dei piccoli numeri della popolazione – in pratica un piccolo quartiere di Torino ma su un’estensione territoriale di grandi dimensioni – è proprio quello di sperimentare le nuove idee. Ma bisognerebbe averle, le nuove idee. Invece si preferisce insistere su un modello di turismo vecchio (finché dura, ma se dovesse cambiare ci si ritroverebbe a fare i conti con ritardi difficili da recuperare); su un’industria che, tranne rarissime eccezioni e neppure locali, non fa crescere né culturalmente né imprenditorialmente il territorio; su un’agricoltura di qualità ma di nicchia non solo per gli ovvii limiti fisici ma anche per i prezzi inaccessibili; su servizi che, invece, la qualità non sanno cosa sia, a partire dal sistema dei trasporti.

Non si fa nulla per cambiare questa situazione. Non si fa nulla per tutelare il patrimonio culturale della Vallée. Espropriato dalla logica di un turismo globalizzato che ignora le peculiarità dei territori in cui sbarca per soggiorni mordi e fuggi. I locali più o meno alla moda propinano i medesimi aperitivi e le medesime musiche sparate a palla che il turista inglese o norvegese può ritrovare sulle Alpi o al Billionaire in Costa Smeralda, a Zanzibar o a Miami.
Non bastano i giorni della Fiera di Sant’Orso per far finta di credere ad una valdostanità cancellata in nome del profitto a tutti i costi.