Per lady Garbatella ed il destracentro di governo il salario minimo (poco più di mille euro al mese netti per 40 ore settimanali di lavoro) è pura utopia. Per la sinistra armocromista in stile Schlein le priorità sono la schwa ed i cessi per ogni identità sessuale temporanea. È evidente che la politica dei partiti si allonta sempre più dal mondo del lavoro. Ed è altrettanto evidente che tocca al mondo del lavoro riempire questi vuoti della politica.
Non in una nuova versione del sindacato come cinghia di trasmissione dei partiti, perché diventa difficile trasmettere il nulla cosmico rappresentato dal pensiero delle attuali formazioni di destra e sinistra. Ma trasformando il sindacato in un centro di elaborazione del pensiero che vada oltre l’aspetto rivendicazionale per divenire un progetto politico complessivo.
È quello che non sta facendo la Triplice ed è quello che, al contrario, sta provando a fare l’Ugl sotto la guida di Francesco Paolo Capone. Anche attraverso i libri della collana Pensiero Sindacale diretta da Ada Fichera. Perché l’elemento fondamentale è proprio il pensiero. Che supera anche gli aspetti sindacali per arrivare ad affrontare i temi più prettamente politici diventati troppo ostici per dirigenti di partito sempre più imbarazzanti.
In fondo è sufficiente leggere il libro di Alain de Benoist, dedicato ad Édouard Berth e il sindacalismo rivoluzionario per rendersene conto. Occuparsi di un tema non significa condividere tutto, anche perché le situazioni sono profondamente mutate ad un secolo di distanza. Ed allora il filosofo francese apprezza le analisi, la lungimiranza di Berth e Sorel. Ad esempio quando affermano che ” i partiti socialisti sono divenuti uno dei pilastri dello stato senza che per questo la sorte dei lavoratori sia migliorata”. Un secolo dopo, la sinistra non più socialista è esattamente così.
Ma de Benoist avanza anche delle critiche puntuali al sindacalismo rivoluzionario. Innanzitutto la scelta di rinunciare al confronto politico per ridurre tutto al criterio dell’economia. E poi il populismo anti intellettualista, in nome del buon senso e contro le elucubrazioni di intellettuali, politicanti e operatori finanziari: in questo modo si rischia di lasciare il dibattito pubblico ai protagonisti dell’intrattenimento (showbiz e infotainment). Mentre, già al congresso di Amiens del 1906 della Cgt, si era chiarito che “spetta al sindacato, gruppo di produttori, prefigurare l’organizzazione della società futura”.
E nel 1932 proprio Berth aveva sottolineato come “la macchina sembra scacciare sempre più l’operaio dallo stesso processo produttivo e soppiantarlo, puramente e semplicemente”.
Tutti concetti che Capone riprende nel suo libro “Mappa per il viaggio nel futuro”. Dove, senza inutili ipocrisie, esplicita il nuovo ruolo di un sindacato che si confronti con la politica. Non al servizio dei partiti ma svolgendo un ruolo autonomo, propositivo. Anche di supplenza, considerando la mancanza di pensiero che contraddistingue le classi dirigenti dei partiti.
Un sindacato che si confronta con la realtà, con la società, per arrivare a proposte che partono dal mondo del lavoro per arrivare a definire un nuovo modello di società. Dove il sindacato è protagonista nella cultura, nella scuola, nella vita di relazioni, nel quotidiano e non solo nelle rivendicazioni economiche.