C’era una volta un gruppo di ambientalisti a Torino. Non i gretini, ma gli ambientalisti indignati per la costruzione di due parallelepipedi banali, i grattacieli di Intesa Sanpaolo e della Regione Piemonte, che andavano a rovinare la skyline subalpina. Tutto vero, ma è curioso che gli amanti del bello si accorgano degli ecomostri solo a giorni alterni.

Torino, vista dal Monte dei Cappuccini, è una splendida città di stampo sabaudo. Palazzi belli, curati, viali alberati, colori appropriati. Ma basta cambiare collina ed il panorama cambia radicalmente. Da Parco Europa la città che si scorge è quella industriale, decisamente brutta. I quartieri costruiti in fretta e furia, ed al risparmio, per accogliere chi si trasferiva a Torino per lavorare in Fiat, non suscitano l’indignazione degli amanti del bello. Mirafiori, il Lingotto, esattamente come i quartieri periferici dalla parte opposta della città sono la negazione del paesaggio urbano di qualità.

E la inarrestabile realizzazione di supermercati e centri commerciali non migliora il livello.
D’altronde il medesimo atteggiamento si è registrato per il progetto dell’alta velocità ferroviaria sulla tratta Torino Lione. Il nuovo treno non migliora certo il paesaggio che, però, è stato rovinato da decenni da fabbriche brutte, diventate ancora più brutte quando sono state abbandonate. Ed inserite, peraltro, in paesi che si imbruttivano progressivamente. Nessuno, però, è mai intervenuto per impedire che venissero edificate abitazioni al risparmio che di certo non miglioravano l’ambiente in cui venivano inserite.

Però l’impatto di un treno scandalizza tutti e centinaia di brutte case non offendono il senso estetico di nessuno. Così come nessun candidato per le comunali di Torino si degna di occuparsi degli aspetti estetici di una città che vorrebbe puntare sul turismo. Portando i visitatori in via Artom? In corso Traiano?