Come anticipato nelle scorse settimane, Torino Bellissima – la formazione politica torinese che fa capo a Paolo Damilano – si è strutturata a livello cittadino e di area metropolitana ed è stato sottolineato che si tratta del primo passo in vista della nascita di un soggetto politico a livello regionale. Benché in Comune sia sino ad ora mancata una forte iniziativa da parte della squadra di Damilano (e dell’intero centrodestra, peraltro), era piuttosto scontato che l’imprenditore delle acque minerali e del vino provasse ad andare oltre. Ed in attesa di registrare qualche segnale di vita in Sala Rossa, si guarda già alle prospettive di un eventuale Piemonte Bellissimo.
D’altronde nel centrodestra che ha appoggiato la candidatura di Damilano la confusione regna sovrana. Non solo a livello nazionale ma anche regionale. Un’alleanza meramente elettorale, priva di contenuti ideali e pure programmatici. Con un elettorato di destra costretto a vedere i propri eletti correre verso un centro che nessuno ha votato. Perlomeno Damilano ha sempre negato di appartenere al mondo di destra e, di conseguenza, il suo spostamento verso il centro non sarà un tradimento.

Se, poi, la legge elettorale dovesse essere modificata in senso proporzionale, il peso di ogni piccolo partito crescerebbe a dismisura, con la possibilità di trattare su più tavoli in contemporanea, vendendosi al miglior offerente. Ed è evidente che la collocazione al centro è perfetta per avviare le trattative con chiunque. Il problema è che non basta vendere i propri voti ed i propri elettori. Occorre qualcuno che li acquisti. Come in qualsiasi asta, il compratore deve avere la capacità di spendere. Non in termini di denaro bensì di consensi elettorali. Se un partito è vicino ad ottenere la maggioranza, avrà un grande interesse ad accordarsi con chi è in grado, pur con una ridotta dote elettorale, di far arrivare l’alleanza alla vittoria. Se invece nessun partito è vicino al successo pieno, non ci sarà un’asta ma il consueto mercato delle vacche tra più soggetti, con ingovernabilità assicurata, con scissione successive per ottenere di più.
E sarà inevitabile registrare un ulteriore aumento dell’astensionismo.