Torino, negli ultimi secoli, è diventata la principale città del nord-ovest italiano. La prova principale dell’importanza del capoluogo piemontese è arrivata con l’unificazione dell’Italia, guidata appunto dai Savoia. Tuttavia Torino non è sempre stata una città centrale nella sua regione. Ecco perché ci siamo chiesti: come fece Torino a divetare capitale del Piemonte? Il professor Barbero lo ha spiegato attraverso una delle sue appassionanti ed ampie digressioni storiche.
La storia di Torino capitale del Piemonte
Molto spesso si tende ad individuare, nell’immaginario comune, il momento in cui Torino divenne capoluogo del Piemonte come quello in cui Emanuele Filiberto nel 1551 trasferì la capitale del Ducato di Savoia a Torino. In realtà, ben prima dell’invasione francese, Torino era diventata capitale dell’intero Ducato.

L’aspetto demografico
Nella concezione di “città” si intende a considerare come tale un luogo popoloso, di decine di migliaia di abitanti; era così anche alla fine del Medioevo, quando Torino contava solamente 5.000 abitanti. Questa informazione è pervenuta a noi grazie al registro dei contribuenti delle singole città, grazie al quale si riesce ad avere una vaga idea di quante famiglie e lavoratori fossero presenti ed elencati negli archivi cittadini. Nel corso del ‘500 però, nonostante Torino stesse lentamente vedendo aumentare il numero di abitanti, la città non riusciva ancora ad equiparare centri abitati come Mondovì e Vercelli.
L’università
Al di là del numero di abitanti un altro “attore” fu fondamentale nella determinazione della storia di Torino e della sua grandezza. I Principi d’Acaja, che al tempo rappresentavano un ramo della famiglia Savoia, avevano un certo numero di possedimenti territoriali, tra cui Torino, Pinerolo e Savigliano. I Principi d’Acaja, per l’appunto, vollero la fondazione di un’università in Piemonte, che avrebbe formato degli alti funzionari, in grado di amministrare sapientemente Torino. Inizialmente si suppose di fondarla a Pinerolo ma, per motivi principalmente logistici, la scelta ricadde sul capoluogo del Piemonte che conosciamo noi oggi: fu così che, nel 1404 fu fondata l’Università di Torino.

Il fatto che l’università venisse aperta in una città piuttosto che in un’altra non era certo un fatto da poco conto. Averla nel proprio contesto cittadino significava apportare valore, generare guadagno. Torino, Chieri, Pinerolo e Savigliano si contesero la possibilità di aprire la propria università fino a che il Duca di Savoia emise un editto, nel quale stabilì che l’Università sarebbe per sempre stata a Torino.
Il collocamento geografico
Il collocamento geografico fu un altro aspetto decisivo che contribuì a far diventare Torino di importanza predominante rispetto ad altre città del Piemonte. Il fatto che Torino fosse in una posizione “centrale” della regione rispetto ad altri centri abitati la rese privilegiata e preferibile anche per favorire incontri tra personalità di spicco, nobili e funzionari. Ben presto, Torino si trasformò in un centro abitato sempre più ricco ed invidiato da quelli circostanti.
La peste a Torino
Nel 1457 la peste arrivò a Torino: fu così che l’Università si trasferì momentaneamente a Chieri per motivi di sicurezza. Chieri, Vercelli e Moncalieri però – altrettanto ricche e popolose – premevano affinché il Duca optasse per trasferire definitivamente l’ateneo altrove. A questo punto, ciascuna città cominciò a fare le proprie proposte – pecuniarie – al Duca, proponendo il trasferimento del Consiglio Cismontano a Moncalieri. Il Duca trattò, ottenne parcelle che si fece pagare salatamente e strizzò l’occhio a più città, senza accontentarle: il Consiglio Cismontano sarebbe rimasto a Torino. Il Duca, infine, propose che, contro le sentenze del Tribunale di Torino non ci sarebbe mai più stata possibilità d’appello.
L’aumento di abitanti di Torino
A questo punto, Torino cominciava a crescere in quanto a numero di abitanti, facendosi sempre più ricca ed ambiziosa. Nel 1467 poi, il Duca Ludovico scrisse al Papa, chiedendogli di trasferire fattorie e contadini all’esterno della città, per una questione di decoro pubblico: il Papa lo accontentò. Si passò in poco tempo, da 5.000 a 10.000 abitanti – grazie all’università perlopiù. L’aumento di abitanti però, incise anche sull’impennata di omicidi ed aggressioni a Torino; la città stava diventando un centro multiculturale, caratterizzata da studenti fuorisede, uomini d’affari forestieri, politici e nobili.
Nella città iniziarono le ronde notturne, presidiate dai cittadini; cittadini contro universitari, piemontesi contro savoiardi; le differenze culturali e il crescente senso d’appartenenza dei piemontesi aumentavano gli screzi. Torino, piena di funzionari, burocrati, docenti, gente ricca e nobiltà, iniziò ad inimicarsi i savoiardi, sottolineando di volta in volta la propria crescente autonomia. Lingua, costumi, abitudini tra savoiardi e piemontesi si fecero sempre più inconciliabili; la storia testimonia, infatti, alcune aggressioni avvenute ad opera di torinesi nei confronti di nobili savoiardi di passaggio tra il 1460 e il 1490.
L’autonomia e Torino capitale del Piemonte
La presenza dell’Università di Torino, l’aumento di popolazione e ricchezza, la presenza costante del Duca di Savoia e del suo ducato e la superiorità del Tribunale di Torino sugli altri in Piemonte furono dei fattori fondamentali alla determinazione dell’egemonia torinese. Torino si stava lentamente ma inesorabilmente trasformando nella Capitale del Piemonte.

Con l’invasione francese del 1536, poi, qualcosa accadde. I Savoia chiesero dei soldi al consiglio comunale per armare Torino ed aiutarla a difendersi ma non li ottennero; i torinesi non erano particolarmente avvezzi a piegarsi alle volontà dei Savoia. Torino, annessa alla Francia, rimase francese per circa 25 anni fino a che il Ducato fu riconsegnato ai Savoia. Quattro anni dopo la Pace di Cateau-Cambrésis, nel 1563 Torino diventò capitale, rendendosi meglio difendibile promuovendo la costruzione di un complesso sistema di fortificazione, detto Cittadella, che ancora oggi si può osservare, sebbene in gran parte demolito dalla successiva espansione della città.