Ad ottobre a Torino si vota per il nuovo sindaco. E c’è da dire che tutte le volte che uno prova ad allontanarsi dalle dinamiche della politica locale, essa tende a risucchiarti a suon di storie tristi e divertenti, personaggi (o candidati) in cerca d’autore. E di fronte a un teatro post moderno come quello della politica dei comuni, che vuoi fare se non fermarti a osservare che succede e riflettere su come va (male) il mondo nostro.
Gli schieramenti si contano sulla mano di un macellaio prossimo alla pensione: due e mezzo.
Da una parte l’imprenditore brillante, caro alla movida Torinese e ai commercianti dell’acqua e del vino e alle fondazioni culturali votate al cinema: Paolo Damilano. Damilano è uomo di classe. Raccoglie sotto la sua ala d’oro tutta la coalizione di centro destra, riassumibile in una Lega (nord!) in crisi nera (ah-ah) e i Fratelli d’Italia pronti a fare il botto. La sua lista civica raccoglie un sacco di pezzi della società civile, molti camici, e qualche grillino pentito (ma su questo ci torniamo dopo).
Damilano fa il discreto e non ha ancora capito (o forse sono io che non l’ho compreso bene) che vergognarsi dei partiti che t’appoggiano funziona solo se cerchi i voti della collina e del centro che aihmé non vedrebbero l’ora di rivotare il buon vecchio Chiamparino. Invece Lega e Fratelli nelle periferie possono fare mambassa e se ci ha insegnato qualcosa la vittoria di Cirio è che le periferie fanno la differenza, eccome.
Un’altra cosa l’elegante Damilano dovrebbe mettere a fuoco: la narrazione dell’imprenditore che vuole governare. Da Berlusconi in avanti c’è un grande malinteso nella politica italiana: alcuni si ostinano a pensare che essere imprenditori alla gente piaccia, invece, banalmente, non è così. La gente gli imprenditori li odia, li chiama “prenditori”; perché se da un lato l’impresa crea ricchezza dall’altro genera invidia e frustrazione. Meglio dirsi amministratore che imprenditore ma questo i suoi spin doctor milanesi sicuramente gliel’avranno detto; e se no, forse varrebbe ricordarglielo. Certamente va ammesso che la candidatura Damilano è una candidatura interessante che se dovesse andare a vincere potrebbe portare una ventata di novità (al di là del bene e del male, mi verrebbe da dire scomodando Nietzsche) nel Sistema Torino, secolarizzato su reti di potere e relazione già di Castelliana memoria.
Dall’altra parte abbiamo il candidato di ferro della coalizione Laus, Chiamparino/Fassino, moderati di destra (cioè il PD cattolico di Lepri): il buon Stefano Lorusso. Lorusso è un professore, uomo di scienza. Stefano è una gran brava persona, ma non ci vivrei: professore al Politecnico, caro ai circoli bene della Torino meglio, meno caro agli elettori di sinistra del PD che alle primarie meno partecipate della storia non sono proprio pervenuti; anzi i pochi che si sono presentati ai banchetti del Partito Democratico, con una moneta da due euro in mano, hanno scelto gli altri due candidati (Tresso – che addirittura rischia di scalzare Lorusso per una manciata di voti – e Lavolta).
Lorusso non brilla per empatia, a dire dei suoi stessi “fidein”, come li chiama lui, anche se io lo trovo piacevole, perché gli antipatici a me fanno sempre simpatia. Quindi c’è un gran da fare per i suoi fotografi che si impegnano a farlo sorridere per averlo sui manifesti gaio e accogliente. Li ho visti prima di partire per le vacanze e devo dire che ci sono riusciti. Lorusso sorride e mostra i denti.
Sorride (oltre che per andare sui manifesti) perché sa che Torino è rossa, e perdere la città è molto difficile (ma non impossibile), soprattutto se i poteri forti stanno dalla parte tua. Non ci sono consigli da dare a Lorusso se non prometterci che dopo aver fatto il sindaco si allontani dalla Sala Rossa, sicché è lì dentro da tre lustri: praticamente il Sistema Torino post Olimpiadi nasce e cresce con Lorusso che entra in Sala Rossa nel 2006 e non ne esce mai più. Se non la conosce lui la macchina comunale, non la conosce nessuno, questo sicuro.
Infine il terzo schieramento, che vale per mezzo, è “sgangherato” a cinque stelle. Se dal nazionale soffia il vento della grande coalizione di “sinistra” (PD – Movimento 5 Stelle Contiano) nel Movimento locale c’è un fuggi fuggi generale. Fuggono in ogni direzione, così lontano che alcuni di loro te li ritrovi in Torino Bellissima, la lista civica del sopracitato Damilano che fra i suoi annovera la Seymandi, già staffista di Appendino.
Le ceneri del movimento cinque stelle si agitano (ma nemmeno tanto) in vista dell’appuntamento elettorale e fanno polvere. Adombrati dall’autosospensione dell’Appendino, i grillini non sono riusciti a capitalizzare il governo delle due grandi città prese nel 2016, Roma e Torino, e sono rimasti soli a fare i conti con la propria confusione politica e amministrativa. Ancora oggi non sappiamo se siano No Tav o Pro Tav, tantomeno se siano politici o elettori di destra o di sinistra, progressisti o conservatori, sciocchi o ingenui.

Con l’Appendino non bisogna essere severi perché sì, l’alternativa era “chiara” ma a loro (i grillini) era forse meno chiaro che la città sabauda mica la governa il sindaco: la comanda il presidente di Compagnia di San Paolo (che ci mette i soldi). Se non gli stai simpatico, non c’è trippa per gatti, direbbe Dante. Fatto sta che, come spesso capita nei migliori romanzi, sarà il personaggio più debole e indifeso, l’elettorato grillino (o quello che ne è rimasto), a decidere chi la spunterà fra Damilano e Lorusso. Difficile prevedere vittorie al primo turno ma probabile immaginare un ballottaggio con grillini che versano voti un po’ da una parte, un po’ dall’altra e alla fine decidono chi vince.
Candidati e schieramenti in cerca d’autore. Chi cerca di cambiare la storia di Torino, chi di preservarla, chi manco sa scrivere. Si preannuncia un settembre caldo, un ottobre rovente. A noi poveri (ma divertiti) cittadini non resta che vedere chi sia il più meritevole, il più comunicativo o il meglio vestito, per capire chi diventerà il sindaco di quella che è la città da cui è partita l’Italia, con tutte le sue meraviglie. E i suoi problemi.
In bocca al lupo a tutti i candidati!