Damilano in testa al primo turno alle elezioni comunali di Torino, Lo Russo vincente al ballottaggio. È l’ultimo sondaggio dell’edizione subalpina del Corriere della Sera. Attendibile come ogni sondaggio, cioè poco, ma indicativo di una tendenza. Dunque il candidato mascherato del centrodestra non potrebbe vincere al primo turno – si fermerebbe intorno al 40% – e come capita quasi sempre verrebbe sconfitto al ballottaggio dall’avversario piddino che andrebbe a recuperare i voti dei pentapoltronati.

Ovviamente non è per nulla scontato che il poco più del 12% accreditato agli ex grillini finisca interamente a Lo Russo al secondo turno. Le dichiarazioni di Appendino, irata contro il Pd che l’ha umiliata per 5 anni e non ha ancora smesso, possono condizionare almeno una parte dei pentapoltronati. Ed in tal caso Damilano potrebbe avere qualche chance di vittoria. Il Corriere attribuisce, al ballottaggio, il 47% al candidato del centrodestra ed il 53% a Lo Russo che, al secondo turno, recupererebbe ben 15 punti. Mica pochi.
Quanto al centrodestra, il sondaggio indica un clamoroso sorpasso di Fratelli d’Italia ai danni della Lega (15,4% contro il 14,7%) mentre la lista civica di Damilano non sfonda e si ferma al 5%, con Forza Italia che non raggiunge il 4% e Cambiamo di Toti è del tutto irrilevante con meno dell’1%. In realtà la campagna elettorale dei singoli partiti e dei singoli candidati non è neppure cominciata, al di là di qualche banchetto e di alcuni manifesti personali di Fratelli d’Italia. Non ci sono neppure le candidature e, dunque, i rapporti di forza possono cambiare sia tra le coalizioni sia all’interno delle stesse coalizioni.
Anche se, in realtà, non si intravedono grandi candidature in grado di spostare pacchetti consistenti di consensi. In nessuno schieramento.

Appare invece evidente la tendenza alla polarizzazione. Si punta ai partiti maggiori, penalizzando le formazioni più piccole. A destra il confronto è tra Fdi e Lega, con i berlusconiani di fatto irrilevanti. A sinistra il Pd fa man bassa di consensi (23,2% secondo il sondaggio, dunque primo partito) e solo i Moderati riescono a superare, a stento, la soglia psicologica del 3%. Tutti gli altri, dal partito di Calenda a quello di Renzi e poi sempre più giù, restano marginali, portatori di borraccia e nulla più.
Lo stesso vale per chi ha scelto di correre da solo. Mino Giachino (con l’appoggio del Rinascimento sgarbiano) va poco oltre l’1%, il partito comunista non arriva al 2%. Ma anche in questo caso eventuali candidature potrebbero aiutare, anche se in misura estremamente ridotta. Non si comprende, poi, la discesa in campo di un movimento che si richiama a Sgarbi se poi il critico d’arte non si degna di comparire.
I giochi, comunque, sono solo all’inizio. Molto può cambiare, in termini di candidature, di programmi, di campagna elettorale.