Non c’è politico, a Torino, che non dedichi qualche discorso al ruolo fondamentale delle università subalpine, alla formazione di alto livello, alla capacità di attrazione del mondo accademico torinese. Poi, però, gli stessi politici non si devono essere accorti che a Torino esistono ben due realtà specializzate nell’alta formazione nel design, nel marketing. Perché ad osservare i manifesti elettorali affissi in questi giorni ci si rende conto che marketing e design sono oggetti misteriosi per la maggior parte dei candidati.
C’è chi impone la propria faccia spiegando che è solo per ricordarci che ad ottobre si vota. Mica ti chiede una preferenza, è solo un pro memoria. Qualcuno strilla “Basta!”. Ma non si sa a cosa voglia metter fine. Un’altra recupera l’abusato slogan “Le tue idee in Comune” ma per distinguersi dal passato scrive “in” con un colore semi invisibile così la frase sembra semplicemente sbagliata. C’è chi, invecchiando e cambiando partito, ha dimenticato i vecchi manifesti dove imitava Obama e si accontenta di una posa da pensionato in cerca di un cantiere. Chi assicura di essere la tua voce, anche se sul manifesto non si sente molto. E chi non mette la propria foto con la speranza che il cognome confonda l’elettore e lo induca a votare il candidato pensando che sia un omonimo più famoso.
E poi c’è la legione dei camici bianchi. Medici, infermieri, farmacisti: tutti pronti a salvare la città dopo aver salvato milioni di vite umane. E pazienza se non ti occupavi di malattie mortali ma solo di unghie incarnite, sui manifesti è inutile stare a sottilizzare.
Non è un grande spettacolo. Anzi è preoccupante. Perché Torino ha bisogno di fantasia, di creatività, di grandi sogni. E dai manifesti emerge banalità, ripetitività, grigiore, triste quotidianità. Sarà magari un problema di risparmio: invece di rivolgersi ad esperti di design, di marketing, di creatività, si è preferito il fai da te, magari chiedendo consigli al figlio che, alle medie, ha 6 in disegno. E lo slogan lo ha suggerito l’amica che si è ispirata ai Baci Perugina. Certo, non è che tutti possono plagiare Borges. Però forse era meglio copiare da qualche libro. Se solo se ne fosse letto almeno uno..
1 commento
Meglio manifesti brutti che slogan belli e fantasiosi, che poi non verranno realizzati.