“Torino e il futuro: innovazione, dinamismo e sostenibilità”. Il titolo del Congresso dell’Ugl, che si svolgerà il 26 giugno nella capitale subalpina, suscita qualche dubbio: è una convinzione o una mera illusione? Perché, al momento, tutti e tre gli elementi sono totalmente assenti.
Innovazione? Non pervenuta. L’osannato Politecnico non figura nelle classifiche delle migliori università internazionali. Gli investimenti latitano e, non a caso, si lotta contro l’introduzione delle auto elettriche che obbligano a rivedere la produzione della componentistica.
Dinamismo? Il simbolo è Gtt, la società dei trasporti urbani. Attese eterne, che si dilatano ulteriormente appena terminano le scuole, nella convinzione che nessuno al di fuori degli studenti abbia necessità di spostarsi in città. Magari per lavorare. Ma è solo un simbolo dell’immobilismo subalpino, tanto amato da Gioanin Lamiera, in arte Gianni Agnelli. Perché l’ex grande fabbrica aveva bisogno di schiavi, non di intelligenze vivaci. La vivacità piaceva ad Adriano Olivetti, non a Valletta e poi a Romiti. Chiudere dancing e balere, perché l’operaio Fiat non deve stancarsi inutilmente. Quanto al pensiero, è pericoloso. Ci pensa La Busiarda (La Stampa) a fornire il pensiero ufficiale a cui adeguarsi.
E, con la crisi della Fiat ha provveduto il Sistema Torino a bloccare tutto, a congelare eventuali pulsioni vitali. Solo le famiglie del Sistema potevano decidere il futuro della città. Considerando la qualità dei cervelli del Sistema, è un miracolo che Torino sia solo in profondo declino e non alle prese con un disastro totale.
Sostenibilità? Già il pessimo servizio dei trasporti dimostra che la sostenibilità è solo uno slogan privo di contenuti. Una infima qualità che, da Gtt, si sposta alle ferrovie. L’asse Torino/Venezia/Trieste dovrebbe rappresentare il cuore del trasporto europeo Ovest/Est. Ma, nell’indifferenza dei politici regionali, sono stati eliminati tutti i collegamenti diretti, lasciandone uno solo al giorno in entrambe le direzioni. Curiosa concezione della sostenibilità del trasporto pubblico.
E se si è peggiorato su questo fronte, non è andata meglio su tutto il resto. Nessuna idea vincente sull’industria del futuro, sul post industriale, sullo sviluppo dei servizi. In realtà nessuna idea in assoluto. Il massimo della progettualità, copiata da altre città, è di creare una serie di piccole realtà urbane che, con un massimo di 15 minuti di spostamento, possano offrire tutto ciò che serve: anagrafe, servizi vari, cinema, ristoranti. In modo da evitare che i morti di fame delle periferie sciamino nelle aree abitate dalla gauche caviar, dalla sinistra armocromata, dal sottosistema Torino così refrattario a mischiarsi con chi vive fuori dalla Ztl o dalla collina.

Forse, però, il congresso Ugl vuole offrire un’alternativa a questo passatismo, all’immobilismo, alla mancanza di idee e di progettualità. Una sfida sul piano delle idee che vada al di là delle solite parole vuote sulla Tav che risolve tutti i problemi perché con i binari arriveranno anche le idee nei cervelli atrofizzati dei fans di Giannini.