Mentre a Torino il centrodestra ufficiale si gingilla con la ricerca di un candidato che non sia accusabile di essere di centrodestra – puro onanismo intellettuale – le formazioni non ufficiali cominciano a muoversi per conto proprio, stanche dei giochetti di potere dei vertici dei partiti, dei veti incrociati, della mancanza di programmi. Così l’ex sottosegretario Mino Giachino (sì, in un tempo lontano Torino esprimeva persino sottosegretari, ministri, presidenti della repubblica) ha annunciato di aver preparato una propria lista, Sì lavoro Sì Tav, e di essere pronto per correre anche da solo.
Ovviamente prima delle elezioni arriverà una telefonata con l’invito a desistere in cambio di qualche promessa che non verrà mantenuta.
Ma se ad Aosta dovesse imporsi il partito “inventato” da Sgarbi, Rinascimento (che è arrivato al ballottaggio con il 24% dei voti), è probabile che la lista voglia presentarsi anche a Torino. Sempre in area di centrodestra, la stessa dove si colloca Giachino.
Nel frattempo si muove anche la destra, quella vera, identitaria, che non vuole ordini da Trump o da Merkel. Aliud, questo il nome scelto da un consistente gruppo di ragazzi torinesi, sta organizzando convegni, confronti, presentazioni di libri (sì, quell’oggetto strano praticamente sconosciuto agli illuminati vertici del centrodestra ufficiale). Il tutto con estrema apertura mentale, fregandosene se gli ospiti non sono allineati sulle medesime posizioni. Se no il confronto non servirebbe a nulla. Da uno dei leader di Terza Posizione come Gabriele Adinolfi, all’ex ministro Gianni Alemanno. Dai temi musicali a quelli religiosi. Con la curiosa idea di far cultura a destra.
Spostandosi al centro, si vedrà nei prossimi mesi come si collocherà anche il gruppo che fa capo a Calenda e che sta facendo campagna acquisti. Perché se la scelta sarà tra il candidato espresso dall’alleanza rossogialla e quello di un centrodestra variegato, anche Calenda sarà chiamato a schierarsi.