Difficile definire “gentrificazione” il progetto To Dream, un Urban District (l’utilizzo del piemontese, a Torino, è considerato una forma di razzismo mentre l’italiano è cheap) che è stato inaugurato nell’estrema periferia cittadina su un’area che attualmente si sviluppa su 25.000 mq che ospiteranno 56 attività di cui 14 ristoranti. Difficile perché non si tratta di una riqualificazione di un quartiere bensì di una realizzazione ex novo (chissà se in comune hanno una vaga idea del latino..) ai margini dell’area popolata.
In ogni caso è un intervento coraggioso, destinato a cambiare radicalmente la realtà quotidiana di chi abita nella zona, sia nel comune di Torino sia in quello di Settimo. A regime, con un’area di intervento di 270.000 mq, l’Urban District avrà una superficie complessiva di oltre 88.000 mq di cui 45.000 mq di negozi, ristoranti e servizi, 20.000 mq di attività ludico ricreative, hotel, palestra, 20.000 mq di Retail Park, 3.000 mq di uffici, al cui interno trova spazio il quartier generale di Michelin Italia. Ed anche una pista per go-kart tra le più lunghe d’Europa. Ci saranno inoltre più di 4.000 posti auto, dei quali 700 all’aperto, 400 postazioni di ricarica per le vetture elettriche e più di 150 stalli per le biciclette. Il tutto circondato da un ampio parco verde lineare di oltre 40.000 mq.
Può piacere o meno, si può far finta di credere all’ispirazione fornita dai portici del centro città. E si può, anzi si deve, sperare che tutta l’attività prevista nel nuovo Distretto Urbano (tanto difficile definirlo così?) elimini spaccio, spacciatori e delinquenti vari così ben tollerati sino ad ora.
In cambio, però, si rischia di creare ingorghi infiniti nella zona, mal servita dai mezzi pubblici, con una viabilità pesantemente penalizzata da interventi punitivi nei confronti delle auto private e con il piccolo particolare di essere posta all’imbocco delle autostrade per Milano e per Aosta. Code infinite per entrare in città non sarebbero forse il miglior benvenuto per chi arriva per turismo o per lavoro. E lo stesso vale per chi deve uscire da Torino.
Interessante anche la scelta di puntare, in estrema periferia Nord, sulla gastronomia, lo svago, il divertimento. Non sulla creazione di posti di lavoro proiettati al futuro, sullo sviluppo, sulla ricerca. Però futuro, ricerca e sviluppo saranno la caratteristica della periferia Ovest, con la città dell’Aerospazio. Mentre a Sud il grattacielo della Regione rappresenta il servizio pubblico. Scelte strategiche, senza dubbio. E che dovrebbero coinvolgere anche i privati, i piccoli e non solo i grandi investitori. Invece sia ad Ovest, dove tutto è ancora in divenire, ma soprattutto a Sud (dove il grattacielo è operativo) le piccole imprese di quartiere latitano, sono in ritardo. Non proprio un grande segnale per il futuro di Torino.