A Torino la vecchia Porta Susa trasformata in hotel. L’ex grattacielo Rai di via Cernaia pronto ad ospitare uffici e forse un hotel. L’ex area Westinghouse pronta ad accogliere un centro congressi oltre all’immancabile supermercato. Manca solo un pezzo, importante, per riqualificare l’intera area: le ex Carceri Nuove. Uno spazio enorme attualmente sottoutilizzato, anche male utilizzato. Un po’ di attività giudiziarie – la giustizia non funziona ma di spazi ne occupa in abbondanza – un museo che non attrae visitatori.
Sarebbe ora di cominciare ad ipotizzare un utilizzo diverso, al servizio della città. Ne ha occupato per più di un secolo un’area che è progressivamente diventata centrale, è a pochi minuti a piedi dalla stazione ferroviaria, per il momento è ancora a fianco del terminal degli autobus interregionali ed internazionali. Non ha senso che Le Nuove continuino a rappresentare una sorta di buco nero, di spazio vietato ai torinesi.
Non ha senso soprattutto in previsione dell’ultimazione dei nuovi hotel, della realizzazione del grande centro congressuale. E, magari, dello sviluppo delle adiacenti Ogr, mancato polo culturale ma con buone chances per essere un polo di sviluppo e di innovazione. E sempre a pochi minuti di cammino sorge il Politecnico, una delle realtà più dinamiche di Torino.
Eppure per trasformare Le Nuove non si è ancora fatto assolutamente nulla. Uno spreco intollerabile, insostenibile. Certo, se le prospettive sono le consuete banalità politicamente corrette, allora tanto vale lasciare tutto com’è ora, almeno non si spendono inutilmente dei soldi pubblici. Però le possibilità di trasformazione sono tante. Dipende, ovviamente, da come si immagina la Torino del futuro, dalla visione che si ha della città, dalla direzione che si vuole che prenda. Innovazione, turismo, manifattura, servizi. Bisogna scegliere ed agire di conseguenza. Senza sprecare le opportunità.