La libertà di espressione e di informazione non è più ben accetta nell’Argentina di Macri
Nel gennaio del 2016 il governo mediante un DNU (decreto di necessità e urgenza) modificava la legge sanzionata in parlamento nell’ottobre del 2009 sui servizi di comunicazione audiovisiva- normativa che regolava il funzionamento e la distribuzione delle licenze televisive e radiofoniche della Repubblica Argentina– smantellando peraltro l’AFSCA ( Autoridad Federal de Servicios de Comunicación Audiovisuall’-l’ente pubblico incaricato di far applicare la legge), l’AFTIC (Autoridad Federal de Tecnologías de la Información y las Comunicaciones – l’ente pubblico per lo sviluppo della tecnologia dell’informazione e la comunicazione) e creando l’Enacom il nuovo ente nazionale delle comunicazioni controllato dal potere esecutivo (maggioranza nel consiglio direttivo) e dipendente dal Ministero delle Comunicazioni.
In merito alle licenze vigenti all’epoca il direttivo ha provveduto ad una loro proroga per altri dieci anni, ha incrementato il numero massimo di licenze in mano ad un solo gruppo, derogandone inoltre l’intrasferibilità. Ha dato la possibilità alle imprese di televisione digitale di possedere una licenza nazionale unica calpestando tutte le precedenti clausole antitrust
Provvedimenti adottati per favorire essenzialmente il gruppo Clarin di Hector Magnetto, magnate del settore delle telecomunicazioni in Argentina e principale promoter della campagna elettorale del partito dell’attuale presidente, e che tanto si era prodigato nello screditare il governo precedente.
Numerosi sono stati poi i licenziamenti e pressante è stata la persecuzione di quei giornalisti colpevoli di voler informare i cittadini, offrendo loro un’informazione non affine a quella del governo
Nel gennaio del 2016 il giornalista Victor Hugo Morales veniva licenziato da Radio Continental e costretto ad abbandonare la direzione del proprio programma d’informazione senza preavviso e venti minuti prima del suo inizio. Forti son state le pressioni del governo che attraverso il monopolio della pubblicità ha potuto ricattare i proprietari dell’ emittente. Lo stesso giornalista nel novembre del 2017 verrà poi licenziato dal canale televisivo C5n, solo qualche mese dopo il suo collega Roberto Navarro al quale verrà sottratta la conduzione del programma “El destape” (significato SCOPERCHIARE-SCOPRIRE) il programma con maggior raiting fuori dall’egida del governo. Professionisti della comunicazione che oggi continuano ad informare i cittadini creandosi uno spazio autogestito e autofinanziato- con la contribuzione degli utenti- sul WEB.
Propietario del canale C5n è il gruppo Indalo lo stesso che aveva cercato di far ripartire nel 2016 il programma “6/7/8” in onda dal 2009 sulla TV pubblica e smantellato nel 2015 dopo l’assunzione del Presidente Macri, che in diverse occasioni aveva accusato il programma di prevaricare la libertà d’espressione in quanto avrebbe rappresentato un mezzo di propaganda politica del partito Kirchnerista.
Una epurazione in atto anche nelle prime settimane del 2018 che sta coinvolgendo un numero crescente di giornalisti e addetti all’informazione, soprattutto delle emittenti pubbliche. Vedi il recente tentativo di mettere alla porta 24 impiegati del Canal Ate della città di Buenos Aires.
Ma non basta, nel luglio del 2016 nella capitale, un gruppo di venti individui ha fatto irruzione negli uffici della redazione del giornale “Tiempo Argentino“, distruggendone l’attrezzatura e gli archivi, nonché attaccando violentemente il personale della testata, nella totale indifferenza delle forze dell’ordine che presidiavano gli uffici del giornale.
A due anni di distanza l’esercizio della post-verità, ossia la deliberata distorsione della verità con l’obiettivo di influire sull’opinione pubblica, è diventata un modus operandi che sta garantendo un certo margine di consensi al governo e che gli ha consentito di vincere nell’ottobre del 2017 le elezioni di metà mandato col 40% dei voti.
Non ci si deve dimenticare che durante l’ultima dittatura militare (1973-83) i mezzi di comunicazione furono uno dei punti di forza attraverso i quali si esercitò la persecuzione, la proibizione e la censura
radio e televisione ricevettero anche allora forti limitazioni alla libertà d’espressione e il governo spese milioni di dollari per far dimenticare alla popolazione ciò che stava accadendo, vendendo una speranza e una felicità inesistente.
Non a caso, la concessione del monopolio nell’approvvigionamento della carta da stampa nell’aprile del 1977 da parte di Videla a Magnetto e Mitre, titolari rispettivamente del giornale “Clarin” e la “Nación” (Operación papel prensa: http://www.ambito.com/787277-el-pacto-entre-clarin-la-nacion-y-videla-que-marco-el-destino-de-papel-prensa) è un precedente che ci ricorda in quale direzione punti il governo di Macri restituendo nelle mani dello stesso Hector Magnetto il monopolio dei mezzi di comunicazione, restaurando di fatto un monopolio dal sapore antico.