Tortuga. Di fatto un isoletta che fa parte della Repubblica di Haiti, dopo un lungo Governo francese. Scoperta dallo stesso Colombo, se non erro. E a lungo contesa dalla Spagna e l’Inghilterra.
Ma questa è la Tortuga dei nostri giorni. O meglio la Tortuga reale, storica. Che conta ben poco. O nulla.
Ma vi è un’altra Tortuga. Quella della storia che trasfigura nel mito. E risuonano i nomi di Henry de Fontlenay, dell’Olonese. Di Henry Morgan…
Il cuore dell’avventuroso Impero della Filibusta. Sede di bucanieri, pirati, corsari, filibustieri. Una nomea che ancora suscita brividi di paura sulle coste del Messico e delle vicine isole. E, al contempo, induce a sognare.
Come i romanzi di Salgari imperniati sul Corsaro Nero e i pirati dei Caraibi. O nel romanzo di F. A. Stone (Tortuga, Impero della Filibusta)… al secolo Fulvio Apollonio, che mi fece sognare nell’infanzia…
O meglio ancora, la Tortuga de “La Santa Rossa” di uno Steinbeck giovane, esordiente. Eppure capace di una narrazione che resta tra le sue più possenti. E suggestive.
Comunque, Tortuga è diventata, nell’imaginario comune, il luogo senza legge. Dove impera la Filibusta. La libertà di saccheggio. L’assenza di regole, se non quelle che i filibustieri, i pirati, accettano di imporsi da soli.
Un mito negativo, certo. Eppure un mito dal forte potere di suggestione. I pirati sono uomini che vivono oltre il limite, oltre i confini della legge. E, quindi, uomini liberi, che fondano una vita “pericolosa” (ovvero “al limite”) solo sul proprio coraggio. Sulla propria bravura.
La letteratura, certo, ne ha fatto impropriamente, delle figure romantiche. Nessun, cavalleresco, Corsaro vestito di velluto Nero fra loro. E nessun amore infelice e tormentato. Anzi, le cronache del tempo ci dicono che nell’isola erano state deportate centinaia di prostitute…
Storie vecchie… roba d’altri tempi. Impensabili al giorno d’oggi.
Infatti come immaginare una terra priva di una vera autorità statale? E dominata da consorterie dedite ai più loschi traffici?
Come immaginarla, oggi?
Beh, se prendiamo un buon Atlante geografico-politico, ci accorgiamo che forse non esiste più la Tortuga raccontata da romanzieri di avventure… ma esistono tante “isole” prive di vere leggi. E, soprattutto, di un’autorità capace di farle rispettare.
Il Kosovo. Appena ad un braccio di mare. Un vicino di casa, in sostanza. Dove il governo e le elezioni con cui questo viene scelto sono solo un sipario dipinto. Dietro al quale si muovono potentati con le loro bande armate. E si svolgono traffici gestiti da tutte le mafie del globo. Un sorta di zona franca, dove si commerciano liberamente armi, droghe, mercenari… e molto peggio, a quanto si dice.
Il discorso vale, almeno in parte, anche per la Transnistria. Incuneata tra Russia e Moldavia. Terra contesa… proprio per questo, terra di nessuno.
E potremmo parlare dell’Abkhazia… o in dimensioni ben maggiori, della Libia. Che dalla morte di Gheddafi, non conosce più alcuna forma di unità e di governo. Divisa tra cabile (tribù) che gestiscono in proprio traffici di ogni tipo. Da quelli del petrolio a quello dei, cosiddetti, migranti.
Tante moderne Tortuga. Molto diverse, certo, da quella leggendaria. Tuttavia la storia dell’Isola covo di bucanieri, ci potrebbe permettere di meglio comprendere certe realtà contemporanee.
Perché le franchigie, la libertà d’azione di cui godevano i filibustieri, nasceva essenzialmente dal fatto che le tre massime potenze dell’epoca – Spagna, Inghilterra e Francia – si contendevano la Tortuga.
E poiché di fatto nessuno riusciva ad assumere il pieno controllo, questa era diventata zona franca, e porto sicuro per i pirati.
E, soprattutto, l’Inghilterra, potenza marittima per eccellenza, favoriva la pirateria (in parte imitata dalla Francia) per danneggiare i commerci della grande rivale iberica. Che era una potenza essenzialmente terrestre. E il gioco delle talassocrazie è sempre stato questo. Creare disordine, situazioni, locali, di ingovernabilità. Perché la forza di una potenza marittima non si fonda sul controllo, rigido, del territorio. All’opposto, su situazioni conflittuali, al limite del caos. Che permettono una libertà di traffici completamente sciolta da ogni regola…
Questa una, sommaria, storia di Tortuga. O meglio, delle ragioni e interessi che furono a fondamento delle sue fortune.
Eventuali paralleli con ciò che accade intorno a noi oggi… beh, ognuno è libero di farli o non farli. A suo piacere.