Il presidente della repubblica? È cosa loro. I grandi elettori fanno, disfano, tramano, si accordano, litigano, assicurano, smentiscono. E gli italiani dovrebbero stare a guardare, pronti ad applaudire chiunque sia il vincitore. D’altronde il gioco è perfetto per un popolo di pecore. Chi ricorda che “se non siamo noi ad occuparci di politica, sarà la politica ad occuparci di noi”, dimentica che per le elezioni presidenziali i sudditi non contano nulla. Non sono invitati. E solo la banalità della retorica politicamente corretta può sostenere che il Quirinale è la casa di tutti gli italiani. Si può fare una prova mandando un gruppo di clochard, e vediamo come saranno accolti a casa Quirinale.
Però i giochini dei politici sono interessanti perché indicano le strade che si apriranno dopo il voto per il presidente. Toti, il governatore della Liguria eletto da una coalizione di centrodestra, ha già chiarito che vuole puntare su un grande centro. Con lui, Brugnaro (sindaco di Venezia votato sempre dal centrodestra), Quagliariello, l’onnipresente Renzi, l’immortale Mastella ed il riottoso Calenda. Chissà quanto saranno contenti gli elettori di Lega e Fdi che hanno votato per Toti e Brugnaro! Scaricati senza manco salutare. Una sorta di licenziamento con Sms. Questione di stile.
Quanto a stile non è che Tajani sia messo meglio. Per spiegare il No di Forza Italia all’ipotesi di Draghi al Quirinale, il prode portavoce dei berlusconiani (perché altro non è) si trasforma in portavoce di Forza Inghilterra e avverte che il Financial Times è contrario. Al di là che è pure falsa l’interpretazione di Tajani, non si capisce perché la scelta del presidente della repubblica italiana debba essere decisa a Londra. O meglio, si capisce benissimo ma non è proprio il massimo. Così come non è il massimo che gli altri partiti attendano gli ordini da Washington.
Perché è già stato chiarito che il prossimo presidente, italiano in teoria, dovrà essere un atlantista. Magari un “patriota atlantista”, come piace a Meloni. In italiano, la lingua sconosciuta per il ministro Cingolani, questa è una figura retorica che si chiama ossimoro. Come ghiaccio bollente. O patriota atlantista.
E di fronte allo squallore di questi giochetti qualcuno pensa davvero che il gregge italico debba occuparsi di politica per evitare che sia la politica a tosarlo (che è poi l’unico modo in cui il potere dimostra di occuparsi dei sudditi)? Mentre il compagno Gentiloni insiste sulla grande ripresa italiana in atto ed inarrestabile, Confindustria strilla perché gli aumenti delle tariffe di gas e luce avranno un pesante impatto sul Pil e ripercussioni sulle spese delle famiglie, costrette a tagliare altri consumi. Perché gli interventi sulle bollette decisi dal governo di Sua Divinità permetteranno un ridicolo risparmio – secondo la Cgia di Mestre – del 6/7% dei rincari imposti.