Le elezioni presidenziali argentine stanno accendendo la luce su un personaggio troppo a lungo dimenticato dagli addetti ai lavori: il candidato peronista Alberto Fernandéz.
Messo in luce dalla candidatura a vice dell’ex presidentessa Cristina Kirchner, Fernandéz ha alle spalle una lunga carriera politica a sostegno del defunto Nestor Kirchner e della moglie Cristina prima e del peronista dissidente Sergio Massa dopo.
Capo del Gabinetto dei Ministri nel mandato alla Casa Rosada di Nestor Kirchner, dal 2003 al 2007, e nei primi sette mesi del primo mandato di Cristina, Fernandéz si allontanò dalla pasionaria per via delle scelte di quest’ultima in campo economico. Una volta terminati i mandati della sessantaseienne leader peronista, Fernandéz sostenne la candidatura di Sergio Massa alle presidenziali del 2015, determinante nell’impedire la vittoria del delfino kirchnerista Daniel Scioli e la conseguente vittoria del leader neoliberista Mauricio Macri al secondo turno.
Ricomposta la frattura con il passo indietro di Cristina, oggi il sessantenne nativo di Buenos Aires ha nelle proprie mani il destino di un Paese nuovamente sull’orlo del baratro finanziario. Per confermare i dati delle elezioni primarie che gli consentirebbero di evitare il ballottaggio del 24 novembre Fernandéz dovrà superare con successo i due dibattiti televisivi con gli altri candidati che si terranno nelle due domeniche precedenti il voto, il 13 e il 20 ottobre. In Argentina, infatti, per via di una legge approvata dopo le ultime elezioni presidenziali la partecipazione al dibattito tv è obbligatoria per tutti i candidati.
Dal proprio canto il presidente uscente sta provando in tutti i modi a recuperare lo svantaggio. In primis in seguito alle dimissioni del ministro delle Finanze Nicolás Dujovne, Macri ha dato mandato al successore Jorge Roberto Hernán Lacunza di cambiare totalmente la rotta con misure di sostegno a famiglie e imprese. In secundis Cambiemos ha provato a mobilitare i suoi sostenitori nelle piazze delle principali città della nazione sudamericana tra cui la capitale Buenos Aires, Rosario e Córdoba coinvolgendo circa centomila sostenitori dell’attuale inquilino del palazzo presidenziale. Il Frente de Todos (Fronte di Tutti, FF) ha, invece, ottenuto il sostegno del leader de La France Insoumise (La Francia indomita, FI) Jean-Luc Mélenchon che al quotidiano argentino Página12 ha dichiarato come l’unificazione del fronte peronista possa rappresentare una lezione mondiale per le forze progressiste. In ogni caso la corsa di Fernández non dovrà badare tanto ai contendenti quanto ad assicurarsi il voto dei propri sostenitori capaci di creare un solco di oltre quindici punti percentuali pari a quasi tre milioni e mezzo di preferenze lo scorso 11 agosto, restare al di sopra del 45% dei consensi significherebbe vittoria certa senza necessità di distaccare Macri di almeno dieci punti, una missione tutt’altro che impossibile.