“Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. È la costituzione italiana, quella che i buonisti prima considerano “la più bella del mondo” e poi ignorano in nome di presunti diritti civili. Perché, se avessero un briciolo di onestà intellettuale, si chiederebbero quale concorso “al progresso materiale o spirituale della società” offrano le decine di grandi risorse nullafacenti che trascorrono il tempo sorreggendo i muri nella zona di Porta Palazzo, a Torino.
Certo, i buonisti possono giustificare i reggimuri sostenendo che non tutti hanno ottenuto la cittadinanza italiana. Vero. Ma se sono ospiti, non invitati, per altri motivi, quali sono i motivi? Basta osservarli per accorgersi che non sono fuggiti dalla fame. E nella stragrande maggioranza dei casi arrivano da Paesi dove non c’è alcuna guerra. Discriminati? Ma per cosa? Perché sono tifosi di una squadra che non vince il campionato di calcio da decenni?
Ma ogni città italiana ha la sua Porta Palazzo ed ha i suoi buonisti. A loro, i buonisti, pare brutto che qualcuno vada a chiedere ai reggimuri come vivono, come possono permettersi catene d’oro pesantissime. È curioso che le vecchine vadano a far la spesa proprio nel mercato di Porta Palazzo per risparmiare qualcosa dopo una vita di lavoro e con una magra pensione mentre questi signori nerboruti, e privi di una occupazione, siano carichi d’oro a pochi metri di distanza.
L’Italia dei diritti civili garantisce la libertà di prendere il sole appoggiati al muro, certo. Ma quel maledetto articolo della costituzione resta ancora lì. Fastidioso, anacronistico, razzista. Cosa significa “progresso materiale o spirituale della società”? Magari anche lo spaccio di droga può contribuire al progresso spirituale. Di sicuro favorisce il progresso materiale degli spacciatori. E la ricettazione non è un’attività che accresce il benessere di ladri, scippatori, rapinatori?
Bisogna ampliare i propri orizzonti. Non si può restare fermi a pensare agli anziani derubati, ai ragazzini rapinati e picchiati da coetanei lasciati liberi di scorrazzare indisturbati in ogni parte della città. La società è cambiata e sarebbe ora di cambiare anche la costituzione più bella del mondo. Basta con questo dovere di contribuire al benessere collettivo. Basta con i doveri, bisogna prevedere solo i diritti. Si può negare ad una grande risorsa il diritto di arricchirsi senza lavorare? Si può negare ad un giovane renitente alla vanga il diritto di possedere abiti firmati e smartphone di ultimo modello solo perché, per ottenerli, deve rubarli a qualche coetaneo?
Certo che no. E poi, chissà: magari tra i signori appoggiati al muro a Porta Palazzo c’è qualcuno che sta riflettendo sui destini dell’umanità e, grazie all’intervento della cancel culture, potrà sostituire Aristotele e Kant, Hegel e Platone nei libri di filosofia.