Tanto tempo fa, in una cordiale cena tra amici, si era venuti a parlare di Lætitia Casta, la supermodella e attrice che era stata scelta a personificare La Marianne, simbolo della Francia. In quella circostanza, una mia collega, che per usare un eufemismo non poteva certo ritenersi una sex symbol, commentò con un certo acidume: Sarà, ma ha le caviglie grosse.
Ho pensato a lei leggendo e ascoltando gli svariati commenti su “Il mondo al contrario” e sul suo autore, il Generale Roberto Vannacci. Una pletora di critici variamente distribuiti che si sono onnipotentemente dedicati a fare le pulci al saggio – che ritengo, per altro, in molti casi neanche letto – e prendere le distanze con patetica supponenza. Tutti sapientoni e filologi! Mi ci metto pure io, ma al contrario del contrario. Una lettura rivolta a “pubblico adulto e maturo” (p. III): ma Generale mio, se la maggioranza fosse adulta e matura pensa forse che saremmo in questa situazione? O la manfrina sul Covid e vaccini, pericolosamente aggiunta ai terrapiattisti o alla farsa dell’allunaggio (p. 2): una melassa indistinta che indifferenzia la realtà dalla fantasia, il vero dal falso, mentre la verità emerge nonostante censure e persecuzioni.
Oppure, Lei dice, “l’illegalità̀ non premia” (p. 183): uno slancio di ottimismo, Comandante. In questa repubblica forse non premierà sempre, ma troppo spesso trova giustificazioni. È il sistema in cui vige la logica del “furbo” apprezzato dalla massa, per dirla alla Prezzolini. Ancora, “le bestie assurgono ad avere caratteristiche umane” (p. 333): da animalista, con rispetto la contesto. Veda, Generale, la natura è caratterizzata da una “innocente ferocia” come dicevano gli antichi, e Aristotele riconosceva l’anima agli animali. Mentre i sette stupratori di Palermo l’anima l’hanno venduta, quindi sono ben sotto la scala umana e animale.
Lei, comunque, Generale, è una persona per bene, legalitario, rispettoso della Costituzione, e l’apprezzo, nonostante io sia documentatamente antidemocratico e antisistema. Per questo motivo non giudicherà positivamente le mie posizioni favorevoli alla pena di morte per questi sette subumani, esattamente come l’ho sostenuta per l’assassino di Pamela Mastropietro in una intervista per La7. Certi individui vanno liquidati per una questione di igiene sociale, senza odio né animosità, solo per difesa del bene comune e di ripugnanza nei loro confronti.
Tutta questa tiritera per dire che anch’io avrei degli appunti minuziosi da fare al libro, ma non faccio parte della cricca criticona sputtanata da Celine: “Oh, i sedicenti <<critici>>! Oh, torvi letamai! È un vizio. Non possono godere che vomitando sulle vostre pagine. […] È la consolazione della loro vita…delle umiliazioni in profondità, dell’‘inferiority-complex’”. Io osservo in termini sistemici il complesso del lavoro e valuto la media della condivisione, non il particolare del conflitto. Quelli che la criticano sono i nipotini di quel Fouquier de Tinville, pubblico ministero del Terrore che disse: “Datemi una qualunque frase di un galantuomo e vi troverò elementi sufficienti per mandarlo al patibolo” e quelli che la scaricano sono i vili di un governo imbelle e fifone. Le razze esistono, Generale: c’è la razza padrona e la razza servile. Io, e altri, siamo di una terza razza, incomprensibile alle altre due.