La mia vacanza.
Tre giorni. Simbolico riferimento.
E’ stata corta.
Non ho voglia di muovermi.
Non ho voglia di partire.
Parto tutti i giorni.
Torno tutti i giorni.
Che vacanza è?
Dove andare.
Nel calore delle radici.
Attraversare la rete rosa della mia porta. Rosa fucsia. Un po’ come le lucette di Natale.
Il sipario di un teatro dove è racchiusa parte della mia storia, del mio passato.
Passioni gioia dolore.
Casa fuori casa, vista mare.
Il sipario che mi separa dal mondo e dalla quotidianità.
Il rifugio per le mie fughe da sempre.
Quei quadri li conosco a memoria. Spennellate di colori vivaci.
Li guardo da quarant’anni.
La mia vacanza è stata corta.
Ma lì ho il mio spazzolino.
Parlare con le mie amiche che vedo solo d’estate, come se ci fossimo viste il giorno prima.
Ascoltare la voce instancabile del mare.
La costanza del rovesciarsi delle onde.
I rumori attutiti dalla sabbia che si avvicinano ai miei silenzi del profondo.
Parlare la notte senza l’incubo della sveglia delle cinque con chi ti porta il vento.
Preparare una nuova canzone difficile dei Beatles.
If I fell.
Carico di emozioni vecchie e nuove.
Chiedere interviste sulle misteriose altrui passioni.
Insieme alla farfallina nera che mi ha fatto compagnia tutte le notti.
Pieno di luce, sdraiata al sole.
Mentre con gli occhi chiusi il buio mi regala un punto verde brillantissimo con la coda gialla della cometa.
Al tramonto godere un rosa pastello da dipinto del Guidi mentre i gabbiani, planando nel vento che mi sfiora con delicatezza la pelle, mi raccontano i suoi giochi.
La mia vacanza è stata corta.
Ma è stata la vacanza quasi perfetta.
Ormai è finita da un po’ e so che è mancato solo il necessario riposo.
Ma il vento, nonostante me, ha girato le pagine del mio libro.
Ha parlato alla mia anima di nuovi mondi interiori.
Di nuovi orizzonti.
Se non c’è questo, che vacanza è?
Tre giorni, simbolico riferimento.