I busti di Carlo Alberto, Vittorio Emanuele II e Umberto I, collocati nella vetrina all’ingresso, potrebbero trarre in inganno. Perché l’Albergo Ristorante Tre Re di Castellamonte (Torino) deve il suo nome ai Re Magi ed alla leggenda che vuole che le reliquie, nel lungo viaggio verso la Germania, abbiano sostato in questo angolo del Canavese. Storia e leggenda che si intrecciano anche nell’attualità di un ristorante che fu tra i primi, in Italia, ad essere menzionato dalla nascente Guida Michelin.
Anni gloriosi, anche grazie all’immagine che il Canavese conquistò a livello mondiale per le iniziative di Adriano Olivetti. Poi, dopo la sua morte, l’arrivo dei sedicenti salvatori dell’Olivetti, sino all’affossatore definitivo Carlo De Benedetti. Ne risentì il Canavese ed anche il Tre Re che ora ha però ritrovato brio, qualità, iniziative. La ricettività alberghiera è limitata a 5 lussuose camere, più che sufficienti considerando la scarsa capacità del territorio di promuovere il turismo.
Il ristorante, invece, continua ad essere ampio, elegante, in grado di coniugare la tradizione – in queste sale è nato l’Erbaluce in versione spumante – con l’innovazione. Lo fa nell’arredo, con le tradizionali ceramiche di Castellamonte in versione contemporanea, ma lo fa soprattutto a tavola.
Affiancando i piatti tipici del territorio con proposte italiane ed internazionali. Così la scelta può spaziare dalla battuta di fassone alle cozze galiziane, dai ricci di mare al vitello tonnato. Dai classici e locali agnolotti al risotto con capesante e liquirizia, dalla piemontesissima finanziera sino alla zuppetta di mare scomposta.
Il ristorante, guidato ora da Roberto Marchello, ha anche accettato la sfida dell’Enostrada Reale dei vini torinesi, preparando un menu particolare da abbinare alle diverse versioni dell’Ebaluce delle Cantine Orsolani. Dal crudo di trota al petto di quaglia con foie gras e tartufo nero, dal risotto con peperoni di Carmagnola e salsiccia di Bra sino al carré di maialino seguito dalla bavarese ai marroni. Territorio nei piatti e territorio nei bicchieri, dallo spumante alle diverse annate di Erbaluce per concludere con il Caluso Passito. Perché l’Erbaluce, vitigno tipico del Canavese ma di lontanissime origini greche, è uno dei rarissimi prodotti che può essere declinato nelle tre versioni.
Ma a fianco delle proposte canavesane, nella sala d’ingresso dei Tre Re è possibile compiere un salto lungo la Via della Seta, raggiungendo l’Iran con l’acquisto di uno zafferano pregiato in arrivo proprio dal Paese asiatico.